Sedie impagliate
su usci solitari
e zolle di terra
e odore di pane raffermo.
Un secchio di ferro,
le falci appese
a un sole umido,
palmenti da ripulire,
bigio, bigio, il giorno.
Dov'è l'Uomo?
Mura verde rame,
una grande pentola
per cuocere fave e voglie
da misurare
per trenta bocche da sfamare
e canottiere a maglia larga
sporche di terra e di sudore,
l'infamia mangiata coi denti marciti,
un crocifisso di piombo sulla testa
e preti larghi come damigiane
- con scorte di cacio e di pollame
all'occorrenza -
ad additare l'inferno degli increduli
e degli avari.
Dov'è l'Uomo?
Bambini a giornata
demonietti già contorti di fatica
- auguri e figli maschi -
e femmine/perpetue
e mogli/vergini/bambine
a far figli sulla madia
e ad allevarli nei canestri
o nei cassetti o in fasce,
appese al soffitto come salami.
La vergogna è sorda,
s'appende ai silenzi piombi,
agli artigli dei vitigni,
alle incontrollate ire
tra mura sbrecciate
di chi non ha niente da dire
sulla storia che passa,
mancante di vagoni.
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