Per te ho attraversato pagine in diversi punti,
sbucando in periodi altalenanti - controversi,
se si vuole - addetti allo scambio di veduto.
In parallelo ho stabilito la nostra latitudine:
fissando l'altezza della stella polare (tu) dagli
angeli orizzontali che assistono allo scambio
di cromie tra giorni e notti che non sembravano
in grado di mantenere la stessa tinta da soli.
Scomparivano dall’orizzonte su delle lancette
che giravano in tondo, inseguendo un luogo.
Fisso il letto come circostanza di rotta, per altro,
tra secche parole che sarebbe d’obbligo evitare
sotto coperta dove barcamenandomi penso: eri
equilibrio a pelle e vedi adesso come sei dentro.
Torna fra di noi l’epoca della caccia di corsa,
ma dalle mani partono diverse intenzioni:
le dita mostrano il tremore padrone che danno
ai nervi sia titubanza che invocazione.
E ti amo indietro nel tempo come avanti ad ora.
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