Parmenide: il vate del pensier profondo,
lei lo proclamava con fare severo,
scriveva in un lessico fuori dal mondo,
più goffo che arcaico, più buffo che vero.
Con penna tremante e cipiglio arrogante,
elogiava il concetto che nulla non è,
eppoi scivolava, con frase strisciante,
su di un “essere eterno” che pare un purè.
Convinta che il tempo sia bieco inganno,
negava il domani, negava il passato,
intanto sbagliava ogni verbo ed ogni anno,
confondendo l’antico col sorpassato.
Così tra declami ed i versi sgraziati,
vestita di toga trovata al mercato,
dimostrava che certi spiriti alati
volare possono… ma solo nel prato.
N.d.A.: Il pensiero di Parmenide, incentrato sull’essere, rischia nell’epoca moderna di apparire troppo astratto e distante dalla realtà concreta, rendendo complesso il suo legame con l’esperienza sensibile. Un’eccessiva fiducia nella logica e nella deduzione può condurre a conclusioni formalmente coerenti, ma incapaci di cogliere la complessità del reale e di offrire risposte adeguate alle questioni fondamentali dell’esistenza umana.
Inoltre, la rigida separazione tra essere e non-essere, unita all’impossibilità di concepire quest’ultimo, dà luogo a una visione statica dell’universo, difficilmente conciliabile con l’esperienza del divenire e del cambiamento che osserviamo nel mondo.
In conclusione, prima di adottare una determinata linea filosofica, sarebbe opportuno riconoscere che opinioni fortemente discutibili possono celare pretese di verità assolute, le quali spesso mistificano la realtà e tradiscono l’autentica essenza di chiunque si esprima con superficialità su Parmenide o su altre figure assunte a modello per mascherare l’ego di un’impreparazione personale.
Grazie d’avermi letto e buona riflessione a tutti.
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