Pubblicato il 16/09/2025 11:50:14
La fiamma indugia e cola cera, malgrado il vento scompigli il rosso ed è di sera. Si strazia il suono calmo di una voce su brusii caduti tra i lampioni, luce di marmo come neve che non fonde, ma confonde. Sento profumi, effluvi come sbadigli sulle mani, si aprono porte sui gradini e un passo avanza. Mille lune oppure una, esita sui ventri molli di falene mentre van le dita a frantumare diesis in chiave e accordi in si bemolle. Sventra il cuore della notte l'occhio nero che si stende ad oriente, da tre giorni scivolando come un' onda mi sovrasta. Muta la parola, ed è un suono che mi parla. Sono attimi, termini di rughe sulla fronte, ed è come quando nei miei occhi tengo il mare.
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