È chiuso il cuore, serratura e gelo,
riflesso d’ombra in luce artificiale,
non sente voce, né pietà né zelo,
regna sovrano in eremo letale.
S’alza un “io” su torre smisurata,
dimentico del mondo e di quel canto,
a ogni carezza oppone porta ingrata,
temendo amore come fosse affranto.
Ma così si nutre e logora da sé,
costruendo muri, ponti spezzati,
lasciando vuoto dove vita fu ed è,
tra fredde mura d’orgoglio innalzati.
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