È proprio in quel momento
che smetti di accorgerti di tutto,
quando anche i pensieri diventano rumore,
e ti resta solo un sospiro,
una specie di resa
che non porta via niente,
solo un po’ di respiro in meno.
E allora lasci che il tempo passi,
quel bastardo,
aspettando un ritorno che non ha più nome.
Continuo a scriverti,
a cercarti tra le crepe del giorno,
a inseguire un’ombra che mi assomiglia,
forse la mia anima,
forse solo un vecchio riflesso.
Non so cosa siamo stati,
se mai siamo stati qualcosa,
forse un errore ben riuscito,
nato tra la voglia e la mancanza,
tra il vino e la paura di restare soli.
Adesso non so più quali strade
abbiamo percorso
forse nemmeno erano strade,
ma pensieri sbandati,
odori, mani, bugie dette piano
per non sentirci finiti.
E continuo a scriverti,
come uno che parla da solo
davanti a uno specchio appannato.
Non sapere è la mia condanna,
ma anche la mia forma di fede.
Dopo tutto,
il tempo non guarisce un cazzo.
Ti toglie solo la forza di ricordare.
- 15 ottobre 2018 - (2025)
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