Sono il silenzio,
una tazza mezza vuota,
un tè a metà consumato.
Gli uomini mi temono
e preferiscono il frastuono,
l'indigestione delle cacofonie,
per tenersi al riparo da me.
E' poca cosa, così, essere umani,
E' non vedere la tazza
e il vuoto che si cela in essa,
fatta di infinite possibilità.
Ed io posso far spavento
perchè rendo l'uomo consapevole
di non essere carne, ma nemmeno
spirito e di essere entrambi...
Ricordo all'uomo di non esser
più di un disegno di bambino
dove il giallo spinge in avanti
la barca della vita e le sagome,
appena abbozzate, siamo noi;
esperimenti di un corpo che sa
indossare la carne per celare
che siamo parvenza.
Non siamo diversi dalle farfalle.
Nè dalle rane che saltano di stagno
in stagno gracidando tra i ruscelli
lamentazioni che sono canti e
rivendicazione dell'esserci.
Ma chi riesce a starmi al fianco,
chi riesce a camminare col silenzio
in bilico sulle rocce del cuore,
allora scopre altri lidi, altri approdi,
celati ai comuni mortali
e la natura angelica si disvela
in tutta la fluida incorporeità
che è l'essenza dell'amore.
Allora il silenzio può essere tuono
o folgore e spezzare l'illusione del
tuo io come una lancia lieve,
per lanciarti nel mondo come carne
che sa di essere foglia, terra, elegia
del vento, pianto o riso di un bambino,
indifferenza o sobrietà o rabbia di tutte le genti
cercanti la fonte dell'estasi e della felicità.
Perciò, uomo, non temermi,
ma cercami, costante, tra i flutti
del tuo vivere che sono i finti fotogrammi
del tempo;
ti ritroverai là, nell'eterna bonaccia
della marea fuoriosa
e saprai di Essere e di non essere,
saprai il segreto che avvolge
tutti gli esseri e le cose.
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