FIGLIA
Figlia, tu sei verde
verso il tuo futuro
come i loro fiabeschi steli
come i loro semi sapida
lungi da loro esile.
Tu sei i torreggianti girasoli
di brioso giallo brillanti
come d’estate qua e là i tuoi capelli
in fanciulla coda danzanti,
la nerissima terra che il tuo gattonare colorò
nell’immensurabile mare di colli boschi e praterie,
i freschi ruscelli donanti rosate ghiottonerie,
la terrosa dolce barbabietola
e la collosa resina ugualmente sazianti,
la rigogliosa betulla silenziosamente compagna,
l’arioso portarti dei fratelli sulla bicicletta gioiosa.
Figlia tu sei
il sicuro covile in cui ti stringesti alla cagna
quando l’isba furibonda bruciò,
la bionda cantilena per fuggevole
sognare nella memoria fievole,
l’altissima neve che sull’uscio scordato
il gentile micetto nel notturno gelo fissò,
la Bibbia con il pellicciotto di rosa maculato
prezioso dono della nonna amorevole
che sotto il letto d’Istituto non più trovasti,
i fuscelli di salice sulla pelle fischianti aliena
aritmetica per il tuo zelo impossibile,
il negletto dondolarti fragile
nel doloroso ospedale reiterato,
lo scricciolo che al primo scorgermi
sul muro della Direzione s’appiattì agile.
Figlia, tu sei l’anima libera
sull’altalena festosa
la delicata movenza orgogliosa
la vista oltre il dicibile lanciata
il cantarellare impercettibile
con cui essenza invisibile
in te respiri riservata.
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