Pubblicato il 30/11/2025 21:20:26
I sogni hanno preso il colore degli incubi. Li ho visti oggi, spuntavano dai tombini con le ali nere di plastica fusa. Facevano jogging sul marciapiede dove lei lasciò le sue unghie finte e un biglietto con scritto “non torno”.
La città sussurrava in dialetti morti, la pioggia cadeva come vetro tritato, e io camminavo a piedi nudi, con una radio rotta appesa al collo che gracchiava i nostri silenzi.
Ho dormito in una serra abbandonata, pieno di cactus e statue senza testa. I sogni odoravano di benzina. Un bambino mi offrì del veleno dicendo “ti farà vedere il futuro”.
Ho detto di no. Avevo già visto troppo. Il mio riflesso si era stancato di seguirmi. Le parole uscivano slabbrate, sporche di ruggine e cicche masticate.
Lei era un ricordo in 4:3, bruciato agli angoli, senza colonna sonora.
I vermi volavano, io restavo. E in quella stasi allucinata ho capito che il tempo non guarisce, scava. E ride. Piano
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