Torno con l'odore del mare,
con le croste di case nel paesaggio azzurro,
tra passi persi in mezzo a stagioni perdute;
Torno col sale che mischia il sangue
e cancella ancora la bugia del tempo,
lasciandomi sulle mie scale rotte,
ancora adolescente,
tra le vetrate infrante su inossidabili riflessi
e ombre in ressa, come in travaglio
nella sala parto della mente.
Torno
e mi annulla la sabbia
tra luci di Natale che feriscono
il mio esilio,
lasciandomi parola vuota tra le
tante parole vuote
che cicaleggiano le vie e tracciano
appartenenze a cui non credo.
Torno
col solito livore nel cuore sbranato
dal mastino del dolore, adagiata
su uno spartito sconclusionato
che il tempo abortisce come finto
richiamo;
cerco
e non cerco...
Solo nelle amnesie del predatore
trovo
il giardino incorrotto, la terra
dei profumi ignoti e conosciuti,
la conchiglia di seta che da fa
di un solo sentore
Estasi Suprema e pura libertà.
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