Credono di avere un'anima
fatta di cielo e d'azzurro,
un soffio divino, un destino puro,
mentre essa non è fatta che di cenere.
Della cenere nera che rimane
nei palmi delle mani
quando si brucia il grano
invece della gramigna.
A che serve invocare Dio,
con mani e volto assorto,
se non si hanno occhi per sentire
il grido alto del vento,
intanto che diventa eco
del muto silenzio
degli ultimi della terra
che ti passano accanto?
A che serve il rito, la parola vana,
se la mano resta sorda,
il vero amare lontano?
Ma è così che va il mondo:
nell'ombra della convenzione,
tenersi sempre e comunque
ben aggrappati
alle alte reti metalliche
a maglie strette
che recintano il proprio orto.
Un mondo privato,
ben curato,
mentre fuori il deserto
avanza, inascoltato.
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