Disporre di un varco
che s’apra a squarcio sullo spazio,
che lasci attingere alla luce
e conceda, all’insaziato sguardo,
la bontà di suggere
dalle grazie della terra.
Le nubi, come ancelle,
assistono al parto della Dea.
Stazionano sul fondo
condensando cielo e mare
in un variegato azzurro
ad esaltare le brune forme coricate.
Dal quadrante dilatato,
attestare
l’accattivante rotondità della terra.
Una morbida bellezza
evidente oltre i nei,
trabocca sugli umani affanni,
sui miserabili conflitti
e su tutte le fratture
che, pur minando lo stupore,
scemano innalzandosi
fino a liberare dalla vertigine
l’esplorazione dell’immenso.
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