Alba scura, nero mattino dei miei mattini,
dolore di ferita infetta trauma dell’abbandono,
vedetta vendicativa d’ansimi strazi chiacchieri d’amore,
dimenticandoti dell’unico sabato concessomi, dell’unica domenica,
a camminare abbracciati dominando i cancelli automatici,
coi cani che abbaiavano, tenaci, davanti al nostro incedere d’incendio.
Parli d’amore, tu, mai abbandonata all’amore,
d’amore abbandonato nelle segrete d’una clinica,
Giuda Iscariota ciondolante dall’albero della serenità,
ai margini della mia vita,
e d’amore, d’amore, d’amore scrivi, scrivi,
scrivi, mettendoti in ridicolo, come ridendo a messa.
E nei weekend continui a farti i cazzi tuoi,
dimentica di non esser uomo di mondo,
dimentica di me, di tutto ciò che sono ero, e sarò.
Potendo essere un tuo futuro,
tu, mosca anonima, vivi un’unica giornata,
scordando, irriguardosa, ch’io sarò eterno.
[Carmina non dant damen, 2012]
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