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Tacco sull’asfalto

di Francesca Pardini
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Pubblicato il 23/03/2011 23:27:56

TACCOSULL’ASFALTO

(già“Ode a Piazza Navona”)

 

Un tacco sull’ asfalto.

Cammino accelerando,

prima un battito poi un ritmo  

seguo un percorso e tiro dritto.

Son sonnambulo sul filo spinato

non dormo non veglio ma mi hanno destato

le spine di una città che non sapevo

avesse un fremito che pur temevo.

 

E prosegue, ora è un tacco vacillante

attratto da un violino e da una chiromante

che declama verità e bugie

per guadagnare il pane a lei e le zie;

arriva un giocoliere che s’improvvisa mago

e mi sfiora col pericolo del fuoco in mano,

ma io non cado, c’è tanto da esplorare

e il San Pietrin ripaga l’arduo andare.

 

La luce delle sei che volge all’imbrunire

ha ancora un po’ di tempo prima di sparire

e gli ocra dei palazzi e il bel celeste cielo

mi abbagliano di sprazzi di nuvole e sereno.

Vociare di stranieri e di bimbi impazienti

di sfoggio di nozioni di occasionali sapienti

si addossan sullo sguardo eternamente muto

dell’ultimo dei marmi che tutto ha già veduto.

 

Sol pochi lo colgon nella sua vera bellezza

dialogandovi alla pari, con una tavolozza.

Con bravura ostentata o discreto successo

fan uso di matite, colori e gesso

mettendo in mostra con moderazione

i frutti della lor soddisfazione.

 

Ora accecati dal faro di un lampione

 si dileguano nelcanto di un umile barbone;

solo i miei passi torno a sentire,

suono di un basso lento da scandire.

Finchè il silenzio cala, il tacco sull’asfalto d’improvvisoè fermo.

E come in un teatro, il lampione, spento.

 

 

 

 

 

 7 Marzo 2011.Francesca


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