Roberto Maggiani
- 09/05/2009 19:34:00
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Un racconto che inizia nel modo più tragico possibile, con lannuncio di una malattia mortale, ma nello svolgersi della narrazione la morte viene svestita della sua tragicità assoluta, essa si avvicina nelle sembianze di affetti molto profondi, diventa familiare, un tu con cui dialogare, ma, nonostante ciò, non perde i suoi tratti ripugnanti, indistinti, rimane comunque un passo nel mistero, ma diviene continuità di vita grazie alle persone care che hanno preceduto in quel passo, diventa una scelta, un luogo da scoprire nella stessa direzione verso cui Gianni ha sempre guardato, la sua televisione - simbolo delle cose e dei luoghi del quotidiano - la tv viene svuotata dei soliti sensi e riempita di nuovi.
La narrazione regge bene, è snella, solerte, prudente ma anche frizzante, e soprattutto a un certo punto stupisce, poiché ci si aspetta che il racconto segua un dettato di riflessione filosofica molto realistica, invece assume la connotazione fantastica che lo allegerisce della tragicità dirompente degli inizi.
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