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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Commento sul libro

Un delizioso romanzo intimista di fine ottocento in cui la giovane protagonista viene indotta a sposarsi appena diciassettenne con un "buon partito". Poi verrà l’adulterio con un ufficiale di cavalleria, più che per passione per noia o per desiderio di novità, la condanna da parte del marito (con regolare duello e morte dell’ufficiale) e della famiglia che causa un amaro isolamento per la povera Effi e quindi la morte precoce della stessa. Una giovane vita rapidamente bruciata dalle convenzioni sociali. Infatti sebbene nel libro accadano ben poche cose - e ai giorni nostri il genere di matrimoni descritto nel romanzo ci possa apparire solo romanzesco - nella calma apparente che permea la vicenda si nasconde invece una dura condanna dei costumi dell’epoca. Effi viene praticamente indotta dalla famiglia a sposarsi, forse dal desiderio di vederla felice ma soprattutto dall’ambizione di affidare la figlia ad un marito in vista e con ottime prospettive di arricchimento. La ragazzina non sa neanche esattamente cosa sta per succederle alla vigilia del matrimonio, ma inetrrogata dalla madre si dichiara certa di amare il futuro marito. In realtà Effi sta portando a termine un affare per la famiglia, incosapevolmente, ma sicuramente dell’amore non sa nulla, come non sa nulla della vita reale. Questa era la condanna di moltissime fanciulle dell’epoca: un matrimonio combinato dai genitori che però portava spesso con sé disastri perché la forza dei sentimenti prima o poi prorompe, da ciò l’accusa di Fontane alla sua epoca, inserita in un libro molto elegante, scritto (e tradotto) assai bene, senza fronzoli o personaggi superflui