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Collana di eBook a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani

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eBook n. 102 :: Piccola preistoria, di Leopoldo Attolico
LaRecherche.it [Poesia]

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25/02/2012 12:00:00


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# 24 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Gianfranco Isetta - 05/04/2012 13:45:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco Isetta » ]

Caro Leopoldo,
posso usare la parola retorica (intesa come l’arte del parlare e dello scrivere)per i versi che ci regali? E insieme altre parole che mi stimola la loro lettura: LEGGEREZZA, COMMOZIONE, RAFFINATEZZA, ma anche IRONIA, INTELLIGENZA, AMORE e una FANCIULLEZZA che so essere rimasta in te, come un privilegio di pochi (specie se poeti veri)e, del resto, è vero che la parola è leggera e spesso, quasi sempre, vola via ma resta nel cuore quando è poesia.
Grazie e un abbraccio

 Lucianna Argentino - 28/03/2012 09:45:00 [ leggi altri commenti di Lucianna Argentino » ]

Non si fatica in questa "Piccola preistoria" a rinvenire il poeta più maturo in quanto si avverte una certa continuità, una fedeltà a certi movimenti interiori, a un particolare modo di guardare le cose e la vita e gli esseri umani (e gli animali!). Vi sento quella grazia giovanile che ti fa sentire il mondo come una terra ancora tutta da scoprire, quella leggerezza che è capacità di sentire a fondo le cose e di riportarne in superficie ciò che ce le ha rese uniche e degne di essere trasformate in poesia. Il tutto unito da un entusiasmo in cui già vibra una visione netta, un dire della gioia di essere vivi ma senza ingenui ottimismi e senza sentimentalismo a cui, infatti, fa da contrappunto una lieve ironia che mi sembra abbia accompagnato sempre il cammino poetico di Leopoldo. Davvero grazie per averci offerto questi tuoi "juvenilia". Un abbraccio caro. Lucianna

 Rodolfo Vettorello - 23/03/2012 19:03:00 [ leggi altri commenti di Rodolfo Vettorello » ]

La prima cosa che mi viene in mente pensando alla poesia di Leopoldo è il concetto di “risonanza”. Risonanza come effetto fisico, quello per intenderci si dice riguardi le campane che, quando le frequenze sonore sono compatibili, sembra, possano risuonare, cioè suonare insieme.
Parlo di quello che a mio avviso è la cosa migliore che io mi aspetto leggendo un libro di Poesia. Leggo tantissima poesia o quantomeno raccolte varie che partecipano a Concorsi Letterari e che mi capita di scorrere quasi per impegno professionale ma come tutti sanno, a fronte del popolo infinito che scrive versi, coloro che scrivono Poesia si contano sulle dita di una mano.
Leopoldo è uno dei pochi e lo dico con estrema convinzione e la mia verifica personale è in quel concetto di risonanza di cui parlavo poco fa.
Leggere della bella poesia, specie quella assonante, ha in se la sua verifica. Fa nascere la voglia di scrivere altra poesia con lo stesso impegno e con la stessa profondità anche se magari non si ha la stessa attitudine e la stessa forza espressiva.
La lingua poetica di Attolico è alta e pura e nello stesso tempo la più naturale, sobria e luminosa. Qualità queste che vengono da una profonda distillazione e da un ampio lavoro artigianale e artistico. Lavoro che appartiene a tutta la poesia più nobile, lavoro che non contraddice e umilia l’immediatezza dell’ispirazione ma la rende comunicabile al massimo livello, senza equivoci e senza fraintendimenti.
Niente è banale e scontato, anzi gli spunti creativi e le intuizioni poetiche affollano la sua poesia e la rendono entusiasmante e innovativa al di là di una limpidezza a volte quasi petrarchesca.
Non farò citazioni perché mi perderei in un meandro di lampi lirici abbaglianti.
Mi accontento di aver incontrato nel mio percorso poetico un autore di questa sensibilità ed eleganza che mi ha fatto ritrovare il filo a volte smarrito in tante sperimentazioni sgraziate , il filo della bella grande poesia quella che occupa stabilmente i recessi più profondi dell’anima.

 Lorena Turri - 19/03/2012 15:33:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Pardon... avevo scritto "mi è piaciuto", ma poi ho pensato che il tempo passato non rispondesse a verità...ma nel correggere mi è rimasta una "è" di troppo...
Mi piace!

 Lorena Turri - 19/03/2012 15:30:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Mi è piace tanto questo poetare preistorico di Leopoldo Attolico.
Mi piace il suo rispetto innato per la parola e quel suo maturare verso l’ironia.

Con stima

Lorena Turri

 antonio spagnuolo - 07/03/2012 09:52:00 [ leggi altri commenti di antonio spagnuolo » ]

La delicatezza di alcuni passaggi fa di questi versi un soffice tessuto di parole, quasi ricerca della favola e della illusione.
Senza veli di sorta le figure si stagliano nella tavolozza, in dimensioni adatte allo sguardo stupito del poeta, nella semplicità di sentimenti, e in una realtà stilistica del tutto personale.

 Roberto R. Corsi - 04/03/2012 11:18:00 [ leggi altri commenti di Roberto R. Corsi » ]

Caro Leopoldo,
intanto un grazie per avermi messo immeritatamente nel parterre de roi degli "attolicologi" in nota!
Hai posto in essere un’operazione coraggiosa di ripescaggio - credo di intuirne lo spirito nella tua (condivisa) autoironia e generosità, nonché nel rifiuto di ogni "trattamento precostituito d’immagine" per cui "è opportuno pubblicare questo e non questo" - trattamento proprio di molti poeti di oggi che badano anzitutto al proprio look (P.R.oeti, come li chiamo).
Da chi come me ha enorme conto del tuo volume "La realtà sofferta del comico" questi versi non posso non essere giudicati come più immaturi, linee tremolanti di un disegno meno consapevole rispetto a quello che verrà poi.
Del resto si tratta di iuvenilia, e c’è pure - ad avvertirci - un tuo "quasi disclaimer" in apertura...
E allora? Allora mi sono disposto a una lettura "storica" dei tuoi versi tentando di individuare in essi le scintille di quello che verrà. Un po’ come Tocqueville dice che dovrebbe fare lo storico, simile al medico autoptico: "j’ai fait comme ces médecins qui, dans chaque organe éteint, essayent de surprendre les lois de la vie".
Almeno in un caso, in una scaglia, ho visto in questo libro l’Attolico che verrà: la chiusa della poesia "Travet", con quell’ "è quasi subito ministero" che (chissà quanto volutamente, allora) si aggancia nella sinapsi del lettore alla sera di Quasimodo e allude/prelude al tuo disincantato-fulminante a venire...

 paolo carlucci - 04/03/2012 09:10:00 [ leggi altri commenti di paolo carlucci » ]

Dall’elegia all’alba dell’ironia,la strada del soffero disincanto, attraverso paesaggi dell’anima e nostalgie avite.E’il percorso che si snoda in quest’opera aurorale di Attolico. Sin dalle prime liriche, infatti,emergono vive le sensazioni della memoria e dello sguardo che spigano poesia. Nodale sembra Travetin cui il tono da sentimentale si fa nel finale ricco di tocchi di sferzante ironia, che sarà poi cifra originale del nostro.Intensi però, nell’economia dell’opera, anche i verrsi a frammento che nello slego regalano emozioni liriche autentiche.Si riconoscono qua e là echi di poeti come valeri e cardarelli. bello il ricordo -omaggio a Lorca. Come sempre in Attolico le soluzioni retorichedeterminano il suo fare poetico. Anafore efficaci si riscontrano in Peccato e l’immagine conclusiva della piccola matita è ben definita grazie a verbi ed aggettivi pregnanti che regalano l’urgenza della Musa poetica. Toni vernacolari in predellini e temi sociali resi con sofferta gnomica si ritrovano in Il Vip. Bellissima infine la poesia Gattaccia randagia, vagamente pasoliniana. La rabbia d’amore è reso con forti sonorità e suggestioni originali che spaziano dall’individuo al mondo. E di tono chagalliano in conclusione la chiusa azzurra di Profondo agosto.

 Antonio De Marchi-Gherini - 03/03/2012 22:01:00 [ leggi altri commenti di Antonio De Marchi-Gherini » ]

Di parolone ne sono volate a iosa. Dunque lascio li panni del critico per vestire quelli di lettore. Attolico è poeta grande prima, durante e poi. Complimenti e un abbraccio affettuoso antonio

 Letizia Lanza - 02/03/2012 11:54:00 [ leggi altri commenti di Letizia Lanza » ]

Brillante e provocatorio – ma anche tenero e discreto; imprevedibile e spiazzante – in ogni caso raffinato, come sempre i testi di Leopoldo Attolico. Un dono prezioso per quanti e quante amano la poesia.
Letizia Lanza

 Maria Grazia Cabras - 01/03/2012 18:58:00 [ leggi altri commenti di Maria Grazia Cabras » ]

“Sto nella vita e nelle correnti d’aria/con la piccola gioia/di una piccola matita”
Questi versi apparentemente semplici esprimono con grande naturalezza la profondità consapevole che pervade l’intera raccolta “Piccola Preistoria” - tenero e malinconico “atto d’amore” - eppure nitida punta di fioretto (la piccola matita) contro inciviltà e falso perbenismo perché “Si va lontano/leggeri ma in subbuglio”...

Grazie di cuore per questa bella lettura



 leopoldo attolico - 01/03/2012 10:35:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

La mia gratitudine a quanti sono passati di qui , mi sono tutti molto cari !
Mi dà molta serenità pensare a un momento di intrattenimento in cui la poesia sgambetti l’inutilità asserita dall’Eugenio nazionale e superi la fisiologia delle emozioni per farsi storia di tutti , incontro non effimero tra sensibilità e culture diverse che cercano e si cercano .
Ho sempre pensato che se anche un solo testo dovesse essere accolto e fatto proprio da chi ci legge , avremmo cambiata per sempre questa persona da lettore a compagno di banco .
Grazie ancora .

leopoldo -

 lucetta Frisa - 29/02/2012 19:37:00 [ leggi altri commenti di lucetta Frisa » ]

Ho sempre ritenuto "l’effetto di spontaneità " una grande conquista ottenuta dopo molto e sorvegliato lavoro. Non esiste la spontaneità immediata, se è questo l’effetto che comunica significa che il poeta ha preso coscienza dei suoi mezzi in modo profondo. Non conoscevo la poesia di Attolico sopratutto queste sue prime prove dove lascia intuire (e sognare) ulteriori possibilità verso quella che viene chiamata "maturità". Ma qualcuno(Bruno Schulz) sosteneva,ad esempio, che tutti noi dovremmo maturare verso l’infanzia...
Lucetta Frisa

 paolo carlucci - 29/02/2012 18:55:00 [ leggi altri commenti di paolo carlucci » ]

Opera complessa in quanto germinale!L’autore dispone in silloge le sue strade di versi.Paesaggi ed immagini iniziali appaiono sincere nella loro preistoria che va facendosi consapevolezza, Non passi indietro, bens’ passi di futura memoria in virtù di una serie di reminiscenze che richiamano talora poeti come Cardarelli,o Valeri Un tono soffuso e malinconico, mai però lacrimoso, che ha già in certe satire brevi, Vip soprattutto,una pungente freccia d’attualità etica nel quadro di ricordi d’affetti e di paesaggi. Lentamente cresce la forza di quel graffio che brilla sulla pagina una pensosità da sentire al di là di rime facilmente baciate o di intrusioni vernacolari e colloquiali.Vari i temi uniti da un sincisogno di prnel mondo feriale la domenica d’amore di un verso.

 giorgio mancinelli - 29/02/2012 18:40:00 [ leggi altri commenti di giorgio mancinelli » ]

Aprendo “il codice della mente” (apparso in Le Scienze di Febbraio), riscontro che i mutamenti genetici legati all’esperienza influenzano il funzionamento del cervello. Poi trovo (a pag.25) che sono stati studiati i fenomeni fisici di “come funziona la stilografica” che permettono ad essa di scrivere. Allora mi decido ad aprire il nostro amato sito La Recherche e vi trovo la sorpresa che “finalmente” Leopoldo Attolico (nostro amato ribaldo), ha pubblicato una sua raccolta poetica dal titolo “Piccola Preistoria” in e-book. Beh, queste tre cose messe assieme avranno pure un significato intrinseco se capitano tutte in una volta, nel giro di pochi istanti? – mi chiedo. Il nesso è categorico quanto energetico: l’esperienza di Leopoldo influenza la mente che si avvale della penna (d’oca o stilo staremo a vedere) per trasmetterci come si è innamorato “di un segno o di una luce”e di “ritrovarvi il silenzio luminoso delle parole” che “ricorda d’essere stato anima di neve” sulla “giada di un fiume irraggiungibile” che di per sé, è già poeticamente straordinario. Pensate: “poche parole, un nulla o poco più” vergate in un fantasmagorico carosello di immagini che gli arrivano dai “ricordi”, rivissuti come “sorpresa”, anzi come “scampoli di gioia” e che lasciano il segno nell’esperienza, in quella sua “riserva mentale disattesa” in cui “Si va lontano” (titolo incluso nella silloge), verso quella “Fiumara Grande” (altro titolo incluso), che invita ad imbarcarci “su un pezzetto di carta che ci avvita, nel farci clandestini non visti da alcuno”, in cui Leopoldo (gattone sornione) fa da guida alle “barche che tornano nella sera, quando a mezzavoce la marea sembra stormire. E nulla (lo) consola più di quel tremolo divenire del mare, di quel sommesso schianto, nel cuore sepolto nel folto del suo andare e venire” (non è Schettino la sua sillaba tersa). Sì da farci temere quando dice “caro silenzio dovevi saperlo che sarei venuto” che subito penso a quella “poesia allegra che da tanto mi chiedi” e che non trovato. Ma forse perché Leopoldo è poeta interiore, non interiorizzato, né maledetto, né ghettizzato, che vede oltre il suo naso nel folto di un certo fare poesia che la penna stilografica (manieratamente intesa) da sola non potrebbe scrivere. Grazie Leopoldo.

Complimenti a R.Maggiani per l’indovinata scelta fotografica.

 alfonso lentini - 28/02/2012 18:49:00 [ leggi altri commenti di alfonso lentini » ]

Questa “Piccola preistoria” di Leopoldo Attolico a mio parere prende il largo come una specie di controcanto rispetto alle raccolte più attuali (“La realtà sofferta del comico”) dove prevale un registro caustico-satirico con ascendenze neobarocche e provocazioni postsperimentali. Succede però che dopo una partenza di taglio lirico-intimistico, già in questi versi “preistorici” (e apparentemente “innocenti”) inizia un movimento rotatorio o almeno una graduale curvatura nella direzione del compimento futuro. La componente aforismatica, il sottofondo ironico, la gioiosa libertà inventiva, l’insofferenza verso i generi precostituiti fanno gradualmente irruzione già in questa raccolta a sottolineare una sostanziale continuità e circolarità della sua ricerca che fin dall’esordio si tiene su livelli di rilievo.
Alfonso Lentini

 Eugenio Nastasi - 28/02/2012 13:03:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Se questa è la preistoria poetica di Leopoldo Attolico non mi meraviglia che i "rotoli poetici" del dopo sono "muretti" con "cocci aguzzi di bottiglia".
Anche nella fase della "tenerezza" l’autore avvolge i suoi versi come in un’aura di realismo magico e giunge al nostro ascolto quasi attraverso una cassa di risonanza, per cui le vibrazioni del suo dettato dal piano della naturelazza talvolta persino discorsiva, giungono alle soglie della polivalenza semantica col guizzo o lo sberleffo di un’ironia mossa da intenzioni o ambizioni al limite del surreale. Da "Predellini (con grappolo)" al "Il filo", a "La poesia allegra", a "Gattaccia randagia" a "Ticket" e si potrebbe continuare, il Leopoldo degli anni ’60 creava zone frastornanti di significati già in sè compiuti, di provata bravura per il nitore e lo spessore degli elementi e degli oggetti. E i risultati che sono seguiti bastano a dargli un suo spicco nel panorama di valore della poesia contemporanea.

 gerardo Pedicini - 28/02/2012 05:05:00 [ leggi altri commenti di gerardo Pedicini » ]

Versi del cuore con una tintura di malinconia a me molto cara. C’è sapienza e uno spruzzo di controdolore, ma qui e là già si avverte la presenza dell’amara dismissione del poeta di fronte ai fatui specchi delle "vane ciance di comari" della nostra società. Ed è allora che emerge l’amara graffiante ironia e autoironia che lo mette al riparo dall’ontologia del declino e gli consente di guardare il "mondo" da dietro una muraglia di vetro per non essere tracimato e portato via. Poesie del cuore queste quindi, ritrovate in una delle tante sue "cartelline verdi" come la speranza.

 Stelvio Di Spigno - 27/02/2012 11:48:00 [ leggi altri commenti di Stelvio Di Spigno » ]

Una lirica per il cuore che diventa una lirica per i sensi. Una bellissima silloge; grazie a Leopoldo e agli amici della Recherche - Stelvio

 giorgio linguaglossa - 27/02/2012 08:39:00 [ leggi altri commenti di giorgio linguaglossa » ]

un modesto consiglio: a tutti i poeti:
EVITARE DI SCRIVERE LE POESIE CENTRATE.
per il resto, Attolico si rivela per essere stato, come dire, un palombaro a cavallo, come dire, un ircocervo, come dire, un unicorno... e scoprirlo invece nei panni del lirico desublimato lo ritengo un passo indietro rispetto agli esiti eccellenti degli ultimi suoi libri... dove la penna acuta di Attolico graffiava, eccome!

giorgio linguaglossa

 Franca Alaimo - 26/02/2012 18:47:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Le poesie che Leopoldo Attolico propone ai lettori della rivista appartengono ad un passato che ricordo bene, e che era già molteplicemente adombrato, prima che scoppiasse il ’68. C’era, prima, l’innocenza dell’età, ci fu, dopo, una consapevolezza amara d’essere stati introdotti all’età adulta con una violenza anche fisicamente sopportata.
E’ vero: queste poesie hanno quella diretta effusività dell’età giovanile, come riconosce l’autore, che quasi intende giustificarla attraverso la citazione da Celan: "Ho sempre scritto per amore, solo per amore".
Alcune di queste poesie sono davvero teneramente dirette: come quella in cui l’autore descrive il pianto, la consolazione cercata tra le braccia della nonna, il mezzo sorriso della madre ( che ricorda certi episodi dell’infanzia proustiana), ma pur sempre tecnicamente consapevoli, perché già il giovane Leopoldo dimostra di possedere un orecchio assai fine, e conosce la distanza tra prosa e poesia, quando scrive versi così musicali (fra rime e allitterazioni fitte fitte) per raccontare la sera: "sera serena di piccoli runori / richiami rubacuori nell’aria settembrina / se stride una persiana al tocco di una mano" (in linea, fra l’altro, con certa poesia italiana del tempo).
Perché Leopoldo ci propone questi testi? Forse la risposta sta in questi versi bellissimi: "Accade così di visitarsi per tutta la vita", e in "il passato è preghiera". Gli inizi di una vocazione poetica sono, infatti, molto importnti e, rileggerli, significa visitarsi "dopo" per comprendere meglio il proprio presente; e noi lettori ci dobbiamo chiedere che ne è stato di quel Leopoldo giovane poeta, se sia possibile tracciare una qualche linea di continuità tra passato e presente nella sua produzione in versi.
Io rispondo di sì, perché in questi testi giovanili sono già presenti alcune note che diventeranno, con il tempo, predominanti: quali l’ironia e la polemica nei confronti delle varie forme di potere ed oppressione della libertà umana; e, ancora, l’attenzione alle qualità proprie della poesia: ritmo, musicalità, consapevolezza degli effetti derivanti dal registro linguistico.
Oggi, purtroppo, l’arte sembra soggetta alla stessa legge di qualsiasi altra merce: l’ultimo libro scalza i precedenti. Fa bene, allora, Leopoldo a proporre queste sue poesie giovanili ai lettori di oggi, perché, quando la poesia c’è, dura per sempre (è una convizione che ripeto ogni volta che posso). Anche questa è una proposta anti-crisi culturale. Il passato letterario è un bagaglio prezioso con cui dobbiamo fare i conti: siail nostro personale che quello degli altri autori.

 marzia alunni - 25/02/2012 14:13:00 [ leggi altri commenti di marzia alunni » ]

In PICCOLA PREISTORIA Attolico guadagna un registro esemplare! Non cede al richiamo segreto di una oscura poetica, accoglie viceversa l’invito all’innocenza del dire, alla confessionalità che sfugge se stessa e diviene arte, ma non sterile artificio.
La poesia che "... per troppo amore non si lascia scrivere", lo apprendiamo direttamente dai versi, è l’unica davvero necessaria, uella che desideriamo leggere. Di troppo amore si ’vive’, nella scrittura, in eterno ed è, certo, un cambiamento di rotta notevole dipendere dalle poesie ’ardue’, ma in grado di comunicare la propria dotta spontaneità. La parola, questa in particolare, non rischia di appartenere solo al poeta, ma è condivisibile, spesa per creare ponti e orientare alla scoperta di sé, con sentimento assoluto e però ironia. Attolico raggiunge un livello di colta disinvoltura: poesia di memorie care e, a tratti, perdute,la sua, ma con una segreta gioia interiore, uno slancio che conquista, aggancia e commuove... Un discorso a parte merita lo stile che, sebbene l’innocenza appaia assiologicamente un valore sostenuto nelle poesie, non ha però nulla di improvvisato e sciattamente estemporaneo. Emergono versi con giochi raffinati di significato, sebbene scorrevoli, aerei e leggibili. Si tratta di quella ’spontaneità’ che abbiamo a lungo coltivato dentro e poi scoperto, mirabilmente, come scaturigine pura e però, a maggior bravura, filtrata con grande acutezza.

 Loredana Savelli - 25/02/2012 08:05:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Irresistibile l’ironia si infila gradualmente in queste poesie, sostituendosi man mano allo sguardo inizialmente più “innocuo”. Ironia spesso rivolta a se stesso, al proprio modo di ingannare il tempo scrivendo, e al frutto di questo inganno: poesie che si perdono, si ritrovano, volano ma non si posano come farfalle un po’ bizzose o mari nei quali ci si immerge a metà perché si è perso il salvagente o una parte di sé “non sa nuotare” (leggi "Bontà mia/bontà loro", "Torre di controllo", "Si salvi chi può", "La poesia allegra").
La scrittura di Leopoldo Attolico, che personalmente apprezzo moltissimo, è un dire sottile, a volte un po’ indiretto quasi volesse risparmiare al lettore l’impatto dell’emozione e ridarla con la delicatezza di un piatto semplice, genuino, sostanzioso.
Anche nelle poesie più narrative (piccoli aneddoti, ritratti) spesso compare una domanda spiazzante: “Che sia un atto d’amore?” (leggi “Il vip”) e subito l’attenzione viene riportata al gesto di dire, al chi e al perché.
Leopoldo Attolico compie, a mio avviso, una schietta consegna di sé (di quel suo “viso dimezzato”, delle sue “ossa puntute”) e poco importa che le poesie appartengano ad un’età passata: esse hanno dentro lo smascheramento che ho ritrovato in altri scritti recenti, l’onesto bisogno di pulizia morale (vedi “Il massimo”), accompagnato dal gusto di dare il nome esatto alle cose (che poi sono il rivestimento dei sentimenti, vedi “Sul mare di gennaio”). Non da “poeta maledetto”, né da “poeta ghettizzato” (vedi “Peccato”), semmai da “clandestini” e “con la coscienza di essere in ritardo,/di dover recuperare il tempo perduto”. Tutto è chiaro in “Patologie”, manifesto della sua poetica che preferisce il “giocoso”, principalmente per motivi di empatia verso lettori “meno cagionevoli in angoscia”. Come non pensare a Calvino, citato “in limine”, e alla leggerezza?

Con grande stima e con gli auguri anche per il prossimo compleanno. Grazie per questo “gesto d’amore”.

 liliana ugolini - 25/02/2012 04:55:00 [ leggi altri commenti di liliana ugolini » ]

Gentile Leopoldo Attolico, anch’io la leggo da tempo, stimandola. Questa volta ha scelto la leggerezza ( quella che Calvino insegna)altre volte una satira dentro le cose. E’ buona poesia sempre e verità. Grazie per questa lettura e per l’attenzione a " Figurine".