Giunge una voce a farmi compagnia,
ma son solo in questa stanza a farmi allegria.
Chi sarà mai che parla, e parla, e non dice niente,
farfuglia suoni, e non perbeni,
di pesanti ed avidi veleni,
detti per uccider le speranze,
elargiti in cuor ed in man alle danze.
Chi sarà mai che urla, e urla, e non ascolta l’ambiente,
di rosso gronda in capo alla gioia
che respira soffusa seguendo la noia.
Mi volto allor per veder l’immane,
ma nessuna figura vedo d’umane.
Chi sarà mai che spia, e spia, e non apprezza il sapiente,
ostacola la lotta alla stoltezza,
deprime i deboli di pura bellezza.
Metro: tre strofe di cinque versi liberi variamente rimati
Ottobre 2006
MENZIONE D'ONORE - XIII° ‘Trofeo Penna d’Autore’ - Torino – anno 2006
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