Maria Francesca Borgogna, “Stagioni”, Guido Miano Editore, Milano 2025
Recensione di Raffaele Piazza
Maria Francesca Borgogna, insegnante di Lettere, è nata a Procida (NA), è narratrice e poetessa ed è presente in numerose antologie poetiche.
La silloge poetica Stagioni presenta un’esauriente acuta e centrata prefazione di Marco Canzanella che esordisce nella sua trattazione con l’affermazione forte che il lettore graziato dal destino che s’imbatte nell’universo poetico di Francesca Borgogna, si trova immediatamente in un aperto arcano intramato di concretissime esperienze, e di baluginanti immagini del passato, che risorgono per essere ascoltate, per imporsi nuovamente alla memoria e all’esperienza dell’autrice, la cui sensibile e dolorosa meditazione, è riposta all’urgenza della meditazione, del canto, del mormorare sommesso di materne presenze.
Alla prefazione segue una breve nota critica ricca di acribia a cura di Pasquale Cominale.
La poetica della Nostra può definirsi di matrice tout-court neo lirica e in essa lo scatto e lo scarto memoriale divengono espressione e riflesso della memoria involontaria che porta ad una riattualizzazione di immagini e situazioni del passato che non si fa ansia nostalgica per gemersi addosso, ma produttivo esercizio di conoscenza per proiettarsi felicemente nell’attimo e poi per aprirsi un varco nel futuro.
La raccolta non è scandita e per la sua unitarietà formale, stilistica e contenutistica e per la sua compattezza può essere definita un poemetto.
In ogni singolo componimento i versi sgorgano con leggerezza e icasticità nel loro procedere per accumulo sottesi ad un ottimo controllo stilistico e formale e densità metaforica e sinestesica e la versificazione è connotata da un rigoroso controllo dei versi sorvegliatissimi.
Tutto nel poiein di Maria Francesca pare divenire epifania secondo la linearità dell’incanto e la natura stessa si delinea come emanazione di Dio.
Concordo pienamente con il giudizio laudativo del prefatore di Stagioni: infatti le poesie del volume sono veramente leggiadre e sono connotate da quello che sipotrebbe definire in senso positivo un fattore x che consiste nella loro vaga bellezza sottesa ad un’aurea di mistero che si situa tra detto e non detto e per queste osservazioni si può considerare la Borgogna come una delle figure più interessanti del panorama poetico italiano contemporaneo.
Si citano i seguenti versi tratti da Volo componimento nel quale l’io-poetante è molto autocentrato. «Leggera come una foglia/ sul suo crepitio dorato/ sorvolo il fine estate delle mie illusioni.// Saranno sogni piccoli/ e barlumi di inezie ad accompagnarmi/ a reggere il fragile volo di fantasticherie/ come ali di farfalle balenanti…», magia e sospensione si notano in questi sintagmi densissimi di senso e debordanti nell’ipersegno in varie traiettorie oniriche e surreali.
In Di novembre leggiamo: «Il fringuello canta/ la sua canzone d’addio/ all’ultimo migrante in volo.// Questo novembre a cavalcioni/ di un autunno bizzarro/ galoppa tra strapiombi di silenzio/ e luci azzurrine e/ sbuffi grigi di vento.// Fingendo primavere/ ti accoltella con schegge di pioggia.// Ha l’incertezza di questo tempo,/ che non ha più giorni…»il senso nel cronotopo natura-tempo inserito in un contesto nel quale il mese di novembre diviene personificato come un cavaliere che cavalca un autunno bizzarro si risolve e ricompone in un sogno ad occhi aperti descritto e il vero protagonista è il tempo, un tempo ansante che non ha più giorni.
I componimenti sono tutti efficacemente risolti e a volte qualcosa di gnomico o epigrammatico.
Raffaele Piazza
Maria Francesca Borgogna, Stagioni, prefazione di Marco Canzanella, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 64, isbn 979-12-81351-55-4, mianoposta@gmail.com.
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