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A un passo dal cielo

di Maria Grazia Di Pietrantonio
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Pubblicato il 04/01/2018 18:43:32

Lui si avvicinò a Val, le stampò le labbra bagnate sulla guancia e le disse: "Ci siamo, adesso tocca a te!" Lei si sedette quasi tramortita e si lasciò andare alla 'vestizione' come un guerriero che venga dotato dell'armatura. Damian le strinse così forte il giubbotto che aveva la sensazione di soffocare e il peso della bombola la immobilizzava completamente tanto da chiedersi come si sarebbe mossa una volta in acqua. Dopo un breve conto alla rovescia e una lieve spinta all'indietro, Val si ritrovò in acqua galleggiando come una boa. Damian le dava coraggio insieme a Monsieur Bertin che l'aveva già raggiunta. Si sentiva terribilmente costipata e pesante. Era davvero complicato bilanciare il peso della bombola d' ossigeno che ora pendeva a destra, ora a sinistra e, talvolta, abbandonandosi, Val si ritrovava a fare un giro completo su se stessa. Dopo qualche minuto di galleggiamento in superficie, Damian e Monsieur Bertin le presero le mani e piano piano iniziarono a discendere. Riuscì appena ad andare poco sotto la superficie dell'acqua che, scuotendo il capo, risalì velocemente perché inspirare dal boccaglio le faceva mancare l'aria. Monsieur Bertin la fissava da dietro alla maschera con i suoi rasserenanti occhi blu e la invitava a fidarsi di loro e a seguirli. Lentamente ripresero a scendere giù e ancora più giù, fino a toccare il fondo. Val non credeva ai suoi occhi: ce l'aveva fatta. Monsieur Bertin strinse il pugno, sollevò il pollice e le strizzò l' occhio. Damian raccolse una manciata di sabbia bianca, gliela mostrò e la disperse lasciando cadere i fini granelli sul fondale. Val non aveva più paura, quel mondo nuovo che si era dischiuso davanti ai suoi occhi era incantevole. La luce filtrava attraverso la superficie come da un vetro opaco illuminando d'azzurro l'ambiente subacqueo. Val procedeva spedita rasente il fondo con andatura certa, tanto da lasciare i suoi accompagnatori indietro di alcuni centimetri. La meravigliosa città marina che si stendeva davanti ai suoi occhi era popolata da ogni specie di pesci, alghe e coralli dai colori smaglianti. Di tanto in tanto Damian le si avvicinava e le indicava ora un napoléon ora un pesce pagliaccio che le nuotava accanto. Il rumore ritmico delle bolle d'aria emesse con l'espirazione scandiva il tempo in un luogo dove esso sembrava non passare. Due tartarughe marine nuotavano poco distanti dietro una roccia mentre Monsieur Bertin le si avvicinò per mostrarle uno squalo lungo forse un paio di metri. Non le incusse timore la sua vista. Si sentiva come un gradito ospite errante tra i sontuosi palazzi e le fastose strade di quel regno sgargiante, vivido, divino in cui si trovavano veri e propri giardini palpitanti sempre in fiore.

 

(Tratto da: Come il fiore d'ibisco- Sotto i cieli della Nuova Caledonia. Ed. Diogene Edizioni

Autore:Maria Grazia Di Pietrantonio


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