Sul davanzale della mia finestra
si posò un giorno un bell’uccellino.
Pigolava, camminava, osservava,
e non si arrestava, e cip cip ancora,
e andò via, e tornò dopo, e via di nuovo.
Era carino, piccolino, lesto,
sembrava un pulcino bagnato, desto,
cercava e cercava, non era calmo,
lo presi d’istinto, s’arrestò certo.
Lo accarezzai, lo asciugai, bue briciole
gli diedi da mangiare, e lui beccò.
Lo rimisi sul davanzale, nulla,
rimase fermo e silente, paziente.
Gli dissi di volare, ma lui fermo.
Chiusi la finestra, era giunta l’ora,
dovevo ire, non potevo restare.
Lui rimase immobile e ancora e ancora.
Io lo salutai e non più lo rividi.
Ricordo quel bel momento stupendo,
lo ricorderò, or ora, per sempre,
adesso che sto soffrendo: morendo.
Camminavo per strada, lungo il viale,
un’auto uscita di strada m’assale,
la corsa fu lesta, per tentar mossa,
ma contro il destino la vita arresta.
Metro: endecasillabi rimati qua e là
Giugno 2016
MENZIONE D'ONORE – 8a ed. Premio 'Patrizio Graziani' - Gioia dei Marsi (AQ) - anno 2016
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