Alta di febbre
Alta di febbre ferve la notte.
Infiamma olmi e betulle
distanti una vita
nei torrenti secchi a sud del cuore.
Nelle piste dormienti dell’ovest
infiamma querce, ginepri e ornielli,
potentille e sigilli di salomone
sulle rive terse delle visioni.
Alta di febbre ferve la notte.
A onde corre una processione
tutta capre, cammelli e allocchi
tra dorsi cifrati di stelle.
Notte, che intendi l’indecifrabile,
liberami dai fantasmi molesti
fa’ che il silenzio parli e non mi sgomenti
conta tutti i miei petali, aumentali
e disperdili oltre frontiera
là ove cresce il cuore perspicace.
Notte, solenne custode della sosta,
madre dei mari interni e degli abissi,
notte, scrigno fatale e confidente
dei sogni schivi e impossibili,
a te, notte, sovrana di ombre dense,
innalzo la lode in lettere poche
e secche osando appena darti nome
dal fondo inviolato del mio principio.
Nelle tue baie e contrade, notte,
chi controbatte è riverente
ognuno comprende l’altro al volo
con un cenno e anche una pazza
per tacito statuto è quasi normale.
Notte, qui ti lascio il cuore schietto
e senza chiavistello a far capriole
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