Pubblicato il 15/04/2019 11:47:28
Il Risolutore
“Ma lo sai? Lo sai?” “ No, che cosa?” “Che sul nostro compagno di liceo, Gian Ruggero Manzoni, è stato scritto un libro”, mi dice mio cugino. “Davvero!!! E come mai?”, rispondo io. “Perché Gian Ruggero ha raccontato la sua storia a uno scrittore, Pier Paolo Giannubilo. Che ne ha tratto un romanzo, intitolato “Il Risolutore”. Parla della vita e della militanza di Ruggero nei Servizi Segreti, per missioni pericolose in Libano, Siria… ” “Ma va? Il pronipote di Alessandro Manzoni , il conte Gian Ruggero Manzoni?” “Sì, proprio lui! Infatti l’abilità del suo autore sta soprattutto nell’aver inframmezzato la narrazione con passi tratti da “ I Promessi Sposi” . Un parallelismo prevedibile è con la figura dell’Innominato”. “Ma tu il libro ce l’hai ?”. “Sì, l’ho comprato. Appena ho finito di leggerlo, te lo passo”. Sono turbata dalla vicenda che percepisco scottante. Gian Ruggero è quasi mio coetaneo. Al liceo lo conoscevamo tutti: particolare, originale per i discorsi, i riferimenti. Le opposizioni ai sistemi. Sapevo che aveva scritto “Pesta duro e vai tranquillo”, un dizionario sul linguaggio giovanile, ma nulla più. Invece, consultando Google, scopro che è autore di diversi libri, che è un drammaturgo, un critico d’arte, un pittore, eccetera. Una vita di cui non sapevo e che ora scopro per le azioni che la costellano: azioni che devono essere rimesse al giudizio divino. Francesco mi porta il libro. Mi ci immergo a capofitto. La forma è scorrevole, accattivante. Il contenuto addensa mille situazioni, da quelle sentimentali, familiari e professionali a quelle di mobilitazione nelle aree di guerra e nella mala. Dati i contesti di storia attuale e le sequenzialità cinematografiche, se ne potrebbe ricavare un film. Ma il soggetto ispiratore non è un individuo ics. E’ una persona che io ho incontrato, seppure superficialmente, di cui ho ancora presente lo sguardo malinconico rivelatore di un’identità in travaglio. Sono colpita: di fronte a me c’è un’anima che, spinta forse da un insano bisogno di notorietà, ha scelto di entrare in personaggi diversi, anche malefici come Jago o Svarto, nel caso specifico in un Risolutore assoldato dai Servizi Segreti per risolvere faccende sporche, e ora vuol uscirne invocando la misericordia di Dio e la sacralità della vita. Mi piacerebbe andare a San Lorenzo, guardare la casa immersa nel boschetto del conte Giovanni Manzoni, padre di Ruggero, che si intravvede dalla strada e che spicca nel minuscolo centro. E poi, incontrare lui. Chiedere di raccontare, di dirmi perché. Come ha potuto, che cosa lo ha spinto. Dirmi del “bambino bullizzato, del giovane aspirante artista dall’ambizione sfrenata, e del killer scisso tra la coscienza del male compiuto e gli alibi autoassolutori” come lo definisce il suo autore. Ma so che non lo farò, non ne ho il coraggio. E soprattutto non sarebbe giusto. Lui ha già confessato al mondo con tante parole, forse anche troppe. Adesso bisogna solo fare silenzio.
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