Fare discorsi assurdi alle 04.00 di mattina
nel tentativo di scovare se ancora esista, in Italia, un vero romanziere
e non sentire inutile il discorso?
La gens umana è condannata all’estinzione,
ogni forma di romanzo, o d’arte, è condannata all’estinzione,
mi restano immagini di insipidi cormorani svedesi, speranza nell’esistenza degli alieni, e te.
Il mio stile, mostruoso - mi sono costretto ad abbandonare la rima-
è tentativo di concretizzare una nuova langue aliena,
in modo che i nostri dialoghi oltrepassino lo spazio
non si estinguano con la morte dell’homo sapiens sapiens,
il tuo sorriso d’ambra non si spenga al deflagrare importuno di Helios.
Gli alieni arriveranno a salvare i versi, di me, homo insipiens,
sbattendosene il cazzo di cormorani svedesi, di albatri francesi, di asini italici,
si divertiranno coi nostri discorsi delle 04.00 del mattino, ai tuoi sorrisi,
ricorderanno noi, salvandoci dall’estinzione di massa,
salvandoci dalla cultura di massa, noi alieni alla contemporaneità.
Gli alieni, alla fine, ci comprenderanno, noi, alieni dalla fame di successo,
e la memoria, come fossimo Greci in default, testimonierà una vita intera,
e la memoria non ci spazzerà via dall’Alzheimer dell’universo.
Stasera scrivo ermetico,
er metico de li mortacci,
tanto i miei versi non raggiungeranno mai anima viva.
Confido nella follia di un filologo alieno, di un allegro demiurgo,
che, smascherati i miei lazziscazzi da Panurgo,
su una nave spaziale guidata da schiere di veltri
ci resusciti, senza il deus ex machina d’angeli e sepolcri.
[inedito, 2017]
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