Dal fondo del burrone rimiro i mille cieli d'azzurro fiume,
rimiro i mille soli afferrati con le mani, ferite da ossa rotte,
terrore di non riuscire a volare via
dalla notte oscura, da madama morte.
Dal fondo del burrone,
ti chiamo, Madre, ti chiamo, mamma,
nell'angoscia, io, occhi vitrei dal dolore,
cranio fracassato, di non riuscire a
far smettere i trilli del mio cellulare,
di non riuscire a far cessare i trilli
di questo mio cuore.
Dal fondo del burrone,
ti chiamo, Padre, uomo di cultura immensa
- a cosa m'è servita, mentre cadevo, uccidendomi-
ricordando di te, diviso tra Herbart,
e i miei trofei della "Canottieri Alto Sebino",
mentre cadevo, senza riaffiorare,
senza una boccata d'aria.
Dal fondo del burrone continuo a rimirare neri arcobaleni,
ma non sono solo.
[Lame da rasoi, 2008]
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