Poeta triste, mi chiamate,
certi delle vostre serenità incartate,
con nastro isolante, senza smettere di cercarmi,
nelle vostre serate di dolore,
addolcite, come biscotti intinti nel caffé d'orzo,
dalle lacrime indaffarate di chi muore.
Poeta triste, dall'incavo delle mie mani
nascono torrenti fluidi di rime,
e intarsi, tinti da rancori urbani,
che non mi salvano dalla desolazione
di decidere tra zone d'ombra
ed un posto al sole,
nella coscienza che i miei versi
non si acquistino, come le bibite,
ad un distributore.
Poeta triste, mi chiamate,
vittima di mutui soccorsi
rimborsati a rate
da canzoni d'occasione
vendute senza sconti,
su occasioni incaricate
a far tornare i vostri conti.
Ma io rido, menestrello stanco
di non riuscir a smettere
di far girare le mie palle,
come inesperto saltimbanco.
[Lame da rasoi, 2008]
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