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Drake

di alessandro venuto
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Pubblicato il 29/02/2020 16:11:38

C'è qualcosa di più bello di un veliero che maestoso si dirige verso l'assoluto blu? Si, cinque velieri che fanno delle vele ali al folle volo fendendo le onde in una meravigliosa mattinata inglese. Direzione: Nuovo Mondo. Obiettivo: acquisire quante più ricchezze possibile in nome di Sua Maestà Elisabetta.
Elisabetta..
Francis Drake, appoggiato alla murata di prua, chiuse gli occhi per un momento aspirando l'odore tanto amato del mare, una fragranza che sapeva di sale, pesce e brezza notturna e lasciò che il vento giocasse con i suoi capelli e con la lunga barba del viso abbronzato. Elisabetta. L'odore del mare fu sostituito grazie alla sua mente da quello degli incensi mentre un gusto dolce di idromele gli invase la gola: si ritrovò per un attimo nella grande stanza da letto della regina, nella luce fioca delle innumerevoli candele. C'era della musica, forse un'arpa. Il ricordo era così vivido che Drake tese la mano nell'aria davanti a sè e gli sembrò di poter toccare la Regina, ritta in piedi davanti a lui, e di giocare con le dita tra le trame rosse dei suoi capelli. Elisabetta..
Con il fuoco negli occhi, prima di lasciarlo partire, Elisabetta si era fatta dare la spada di Drake e, dopo averla portata al petto, aveva sussurrato fissandolo negli occhi: 'Drake, chi vi tocca mi colpisce.' Aveva quindi baciato la spada, infine il suo pirata.
Chi vi tocca, mi colpisce. Ma Drake non era uomo facile a colpirsi. Il figlio di un prete di Crowndale ne aveva fatta di strada e da semplice marinaio adesso comandava una flotta rapace. Cresciuto sotto il segno di Magellano e Colombo sognava la gloria di Cortes e Pizarro sule rotte del Nuovo Mondo. L'Europa era troppo stretta per uomini come lui e l'Inghilterra solo un coccio di vetro in mezzo al mare. Drake sognava battaglie navali e grandi tesori, praterie sconfinate e città piene d'oro. Gli Spagnoli, i cani inquisitori, avrebbero conosciuto e temuto il suo nome da Siviglia fino a Città del Messico. Poco importava se fino a qui la fortuna non gli aveva arriso. Quanto anni aveva impiegato Cortes per scoprire il Messico? Drake era giovane e aveva tutto il mare della vita davanti a sè.
Riaprì gli occhi giusto per vedere giovani focene rincorrersi intorno alla prua della nave, quasi a volerla sfidare in velocità e destrezza. Animali intelligenti, quelli. Si raccontava di numerosi marinai salvati dai delfini dopo un naufragio, scortati a terra o difesi dagli squali. Il mondo dei pirati era quello: storie, avventure, miti e leggende. Ogni giorno qualcosa di nuovo sotto il cielo da scoprire e ogni notte nuove stelle a cui affidarsi e, quando sei fortunato, nuove donne per scaldare un pò il letto. E sopra ogni cosa Dio Onnipotente, il Grande Timoniere, padrone del Cielo e della Terra. Le navi gli ricordavano la fede in Dio, se ci pensava: erano fatte con il materiale creato da Lui ma forgiato dall'uomo per viaggiare incontro al proprio destino. Amava le navi, il legno, il rumore delle corde, il tendersi delle vele, il vento sul viso e il rumore delle onde sullo scafo ardito. Adorava il canto degli uomini al lavoro sotto il sole, l'adrenalina degli arrembaggi e le scazzottate che finivano in boccali di birra. Non amava uccidere, ma faceva parte del mestiere. Insomma, godeva di ogni giorno di quella sua strana, vagabonda vita.
Ma qualcosa non era andato come avrebbe dovuto.
Prima c'era stata la faccenda dei viveri, che li aveva obbligati a rientrare a Plymouth per rifornirsi nuovamente. Già da lì avrebbe dovuto capire molte cose ma si sa, al cuor non si comanda e Drake non era ancora pronto a mettere in discussione l'operato dell'unico amico che avesse mai avuto al mondo, Thomas Doughty. Si era sbagliato, succede. Doughty non era un pirata e nemmeno un marinaio ma un nobile, un fine letterato e un diplomatico che aveva avuto il coraggio di salire a bordo di questa impresa. Istruito, elegante e inserito nel mondo che conta aveva persino investito dei soldi nel viaggio solo per l'affetto che gli tributava. Drake chiuse gli occhi e rivide il loro primo incontro quando, bevendo e chiacchierando, avevano condiviso il grande sogno di avventurarsi, primi tra gli Inglesi, nel grande oceano Pacifico di Magellano. Lì non c'erano Spagnoli, dazi, controlli e violenze, non c'erano confini, leggi ma solo il grande e vasto mondo blu che li avrebbe portati a incontrare il loro destino per la gloria di Dio e della Regina. Senza rendersene conto Drake e Doughty avevano parlato fino al mattino e l'alba li aveva sorpresi ebbri di vino e di voglia di avventure. Ma adesso tutto questo non contava più. Drake sentì il cuore farsi di nuovo pesante per il duro compito che lo attendeva. Stregoneria. Appropriazione indebita del tesoro. Insuburdinazione. Nel piccolo mondo del veliero non c'era nulla di più pericoloso di un capitano che non sapesse mantenere ordine, controllo e disciplina tra i suoi uomini. Nessun iceberg, nessuna balena, nessuna risacca erano più letali di un solo uomo sleale a bordo. Il malcontento era come un virus tropicale che si impiantava in un marinaio e a poco a poco ne cambiava i pensieri e, attraverso le parole, iniziava a diffondersi ad altri mutandone gli animi. In pochi giorni la nave era in balia dei dissidenti e il mare diventava la tomba silente di una spedizione abortita. Persino il Nuovo Mondo aveva rischiato di non esistere per colpa di una sedizione.
Drake aveva dato il comando di una nave al suo amico Doughty e lui per tutta risposta aveva osato mettere le mani sul bottino incolpando niente di meno suo fratello, Thomas Drake, dei propri crimini. Ma gli uomini, poco disponibili a farsi abbindolare da un damerino, lo avevano smascherato e avevano chiesto il suo intervento. Ma Doughty era un amico e meritava una seconda chance.
‘Se vuoi imparare a comandare devi per prima cosa saper obbedire!’ gli urlò in faccia, livido di rabbia. ‘Se tu non fossi chi sei ti avrei già dato in pasto agli squali, hai capito?’
Doughty non gli aveva risposto, immusonito e altezzoso. Come osava quel rozzo pirata usare quel tono con lui? Gli uomini a bordo della Pelican avevano visto Drake camminare per giorni sul ponte della nave in silenziose meditazioni, che a volte erompevano in accanite dissertazioni con sé stesso o con il Cielo misericordioso. Poi era pervenuto a una decisione: avrebbe preso lui stesso il comando della Mary lasciando quello della Pelican a Thomas Doughty.
Non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te e prima di recarti al Tempio corri a riconciliarti con tuo fratello, aveva pensato. Quello che farete al più debole dei vostri fratelli lo avrete fatto a me, non diceva così? Padre nelle tue mani io raccomando il mio spirito.
Era stato un errore clamoroso.
Il Brasile si mostrò ai loro occhi avidi come una donna procace distesa su un letto di azzurro. Terra! Terra! TERRA!
Quei monti ricoperti di tutte le sfumature del verde promettevano ammiccanti avventure, ricchezze e sesso. Gli uomini dopo tanti giorni di digiuno su tutti e tre i fronti non vedevano l’ora di scendere dalla nave ma per Drake furono di nuovo problemi. I bollettini provenienti dalla Pelican erano disastrosi: Doughty aveva trattato male l’equipaggio e volutamente ignorato gli ordini di Drake. Poi ci si era messa la bonaccia e i velieri erano rimasti immobili sulla tavola del mare come giocattoli abbandonati da un bambino capriccioso.
Per evitare ulteriori tensioni, Drake aveva fatto richiamare Doughty e lo aveva privato del comando, mandandolo a bordo della Swan.
E la situazione peggiorò. Una volta a bordo, Dougthy prese a dire a tutti di essere un potente mago che poteva evocare il diavolo dall’inferno e avvelenare un uomo facendolo morire tra mille tormenti. Gli uomini, che già odiavano il damerino, presero a temere lo stregone e rivolsero a Drake il proprio malcontento. Non aveva scelta: doveva imprigionare il suo miglior amico e processarlo a tempo debito. Ne andava della spedizione e dell’amore che provava per Elisabetta.
Drake sentì che lei lo stava guardando e lo proteggeva da lontano, aspettando il suo ritorno. Non poteva esitare. Non davanti a lei, non davanti agli uomini, non davanti a Dio.
‘John Sarocold!’
Un uomo di mezza età corse veloce e si piazzò davanti a Drake in attesa di ordini.
‘Traducete agli arresti Thomas Doughty e legatelo all’albero maestro.’
‘Agli ordini, capitano!’
Tre uomini emersero dal ventre gonfio della nave come spiriti infernali, reggendo per le spalle una figura emaciata e dalle vesti, un tempo eleganti, stracciate. Eppure manteneva, nello sguardo, qualcosa di fiero e altezzoso che nessun uomo poteva imparare ma che si acquisiva per diritto di nascita, un lume nobile e coraggioso che dava alla scena una luce epica simile a quella dei quadri che amava dipingere. Tutti i presenti erano consapevoli che quanto stava accadendo sarebbe stato cantato nelle corti d’Europa nei secoli a venire. Era uno scontro non solo tra due uomini ma tra una classe dirigente in declino e l’uomo nuovo, nato sotto la stella della Regina Elisabetta e destinato a colonizzare il mondo. Francis Drake e Thomas Doughty si ergevano solitari come le colonne d’Ercole tra la marmaglia di marinai che rideva, cantava e sputava addosso al prigioniero e nei loro sguardi scorreva la storia.
Il fuoco. Drake doveva purificare col fuoco e offrire qualcosa a Dio in olocausto.
‘Bruciate la Cristopher’ bisbigliò, ondeggiando il busto come un serpente mentre fissava Thomas Doughty.
‘Che cosa ha detto, capitano?’
Drake riempì i polmoni d’aria e gridò l’ordine nel modo più perentorio che gli riuscì di trovare:
‘Bruciate la Cristopher!’
Una nave che brucia è uno spettacolo imponente, di quelli che non si dimentica facilmente. Due elementi così lontani tra loro, il fuoco e l’acqua, si trovano improvvisamente a contatto mentre l’aria si riempie di un fumo nero, grasso e denso che sale fino al cielo oscurandolo. Mentre i velieri rimanenti puntavano le prue decise verso il porto di San Julian, un insenatura selvaggia di terra brulla e nera battuta dal mare e dai venti, circondata di foreste fitte, la Cristopher affondava lentamente, pira di sé stessa, mentre il legno avvolto dalle fiamme rosse crepitava e scoppiava e schioccava, ultimi gemiti di qualcosa di morente che soffocava avvolta in spire di fumo.
Signore, tu hai guardato le mie lacrime, non allontanarti da me perché si avvicina il dolore.
Il porto di San Julian, tra mille possibili proprio quello. La storia ha il senso dell’umorismo, pensò Drake tra sé. Solo sessant’anni prima Magellano, il suo eroe, l’uomo del quale seguiva la rotta, aveva fatto impiccare su quella stessa sabbia decine di marinai che avevano tentato di disertare.
Drake fissava la terra avvicinarsi veloce e si chiese se, in qualche modo, rimane traccia in un posto di quello che gli uomini vi hanno fatto; si rispose di si e loro erano la prova di quella verità. Ancora una volta, San Julian sarebbe stato il testimone silenzioso della giustizia sommaria dell’uomo.

L’attacco arrivò improvviso dal folto degli alberi e per un attimo Drake sentì che tutto sarebbe finito lì, quel giorno. Non appena gli uomini scesero dalle scialuppe e presero possesso della spiaggia, un nugolo di frecce sembrò oscurare il sole abbattendosi su di loro come una pioggia mortale.
Gli inglesi, presi di sorpresa, cadevano come animali al macello e chi ancora si reggeva in piedi, per istinto, si raggruppò al centro della spiaggia impugnando armi e scudi nel tentativo di individuare da dove arrivassero le frecce. ‘Restate uniti! Restate uniti, per l’amor di Dio! Urlava il loro capitano dal centro dello schieramento, con la spada in pugno. Proprio alla destra di Drake un uomo stava cercando di caricare il proprio archibugio ma una freccia gli trapassò l’occhio uscendo dal retro del cranio, abbattendolo come un albero al suolo. Un altro prese il suo posto ma fu trafitto due volte, al petto alla gola, finendo sul corpo del compagno. Era una battaglia disperata. Qualcuno alle sue spalle sparò un paio di colpi che detonarono come tuoni in quel cielo selvaggio ma i selvaggi, ben nascosti nel fitto della vegetazione, continuarono a scaricare decine di frecce sugli invasori bianchi.
Ovunque gli uomini, come tanti San Sebastiano, erano crivellati dai colpi ma resistevano con la forza dei disperati. Drake capì che non aveva scampo: se c’è una cosa che un conquistador non può permettersi di fare è di perdere uomini in territorio straniero perché sono l’unico capitale che ha a disposizione e va impiegato con attenzione. Il suo stava rischiando di essere speso tutto quel giorno in una stupida battaglia per una spiaggia e no, non gli risultava che la sabbia avesse un mercato. Non avevano fatto tanta strada per morire su una terra straniera. E poveri. A Dio non piacciono i perdenti.
‘Ritirata! Tutti a bordo!’
Come pecore che vedono avvicinarsi il lupo da lontano e, dopo essersi ammassate in un punto, si danno alla fuga non appena vedono una via libera, così gli inglesi ruppero la formazione e si trascinarono, feriti e sanguinanti, alle pinacce per tornare ai velieri. In quel momento decine di indiani sbucarono fuori dalla foresta veloci e letali come le loro stesse frecce, urlando e agitando lance e bastoni. Era uno spettacolo maestoso e terribile a un tempo vedere quei corpi nudi lanciarsi all’inseguimento della preda mentre l’aria si riempiva di urla e canti di guerra. Ma non era il momento per la bellezza e Drake doveva portare in salvo i suoi uomini. Mentre correva si avvide che uno dei marinai uccisi stringeva ancora in mano il suo archibugio e, senza pensarci su, si arrestò nella sabbia e corse di nuovo indietro di alcuni metri. Con il cuore che batteva a mille si lanciò sull’arma e dopo averla strappata dalle mani del morto si rimise in piedi, puntandola davanti a sé. Correva, primo tra tutti, un guerriero indiano enorme e dal viso quasi completamente tatuato di forme rosse e nere; roteava sulla testa una grossa mazza di legno che terminava in aculei di pietra acuminati. Perdonali, perché non sanno quel che fanno.
Drake fissò l’uomo, trattenne il respiro e fece fuoco. Il guerriero fu spinto indietro con forza, come se una mano invisibile lo avesse colpito al petto dal quale iniziò a sgorgare un fiume di sangue nero e denso. Dopo il tuono dell’arma, un urlo lacerò l’aria del Nuovo Mondo mentre il ferito crollava a terra portandosi le mani sulla ferita. Come quando un branco di lupi vede uccidere il proprio capo e si arresta, indeciso sul da farsi, allo stesso modo gli indiani si bloccarono di colpo, terrorizzati dallo sparo e dal fatto che uno di loro era stato scaraventato a terra da una potenza invisibile. Quella era una magia che non avevano mai visto fare a nessuno e non potevano combatterla in alcun modo. Erano davvero dei quelli che vedevano davanti a loro?
Uno ancora si ergeva fiero con i piedi ben piantati nella sabbia, reggendo in mano un bastone grigio e fumante dal quale era partita la magia mortale. Aveva il viso coperto di peli gialli come i capelli che portava sulla testa e uno sguardo azzurro e freddo come il mare. Dietro di lui gli altri uomini fuggivano ma non il capo, dio del mare venuto da lontano.
Un silenzio irreale, rotto solo dallo sciabordare delle onde sulla riva, calò come un sipario sulla scena. Drake indicò ai selvaggi con il fucile il corpo dell’indigeno agonizzante, permettendo loro di raccoglierlo e portarlo via. In silenzio, due di loro lo sollevarono di peso e, insieme agli altri, ripresero la via delle foreste.
Non c’è nulla come aver visto la Morte negli occhi che ridia agli uomini la voglia di vivere: quella notte a bordo di ogni veliero Drake diede un ordine molto semplice, fare festa come se fossero già in Paradiso circondati dagli Angeli del Signore.
Ovviamente, diede per scontato che in Paradiso l’alcol sarebbe scorso a fiumi e si sarebbero cantate canzoni sconce fino all’alba.
Drake passava tra i suoi uomini ubriachi dando pacche sulle spalle e condividendo con ogni gruppo un boccale di birra rancida, intonando di tanto in tanto il ritornello di una canzone sulle gambe della bella Mary o su un pendaglio da forca.
Si cantava con la disperazione dei naufraghi e con la gioia selvaggia dei risparmiati, della preda che senta ancora vita scorrere sordida nel corpo lacero per i denti del predatore. Tra i marinai molti avevano rammendato le ferite come avevano potuto, come vecchi vestiti laceri. E chi più era ferito più aveva bevuto, e più cantato. Ci si stringeva sotto un cielo di stelle infinito, nella notte del Nuovo Mondo, e non era forse quello il Paradiso? Drake, nonostante tutto, sperimentò un raro momento di felicità. Ma adesso serviva un segno. Come il lampo che squarcia le nuvole, quel semplice pensiero mutò l’umore del pirata. Era necessario un sacrificio al dio del mare, dei viaggi e delle imprese fortunate. Ma soprattutto doveva dare un segnale chiaro agli uomini, colpire il più debole per educare il branco alla legge del capo. Drake si fece cupo e a un tratto tutto sembrò così privo di senso, lontano. Che cosa ne sapevano le onde del mare del suo dolore? Che cosa le verdi foreste, la sabbia della spiaggia? A chi tra gli uomini avrebbe potuto comunicare il suo dolore? Ogni capo è solo nel momento delle decisioni irrevocabili. Dopo il dolore la mente veloce cercò sollievo nel ricordo e di nuovo vide davanti a sé Elisabetta.
‘Madre, aiutami a vendicare il mio onore offeso.’
Drake Immaginò di essere sulla spiaggia di San Julian ed ecco che lei emergeva dalla spuma delle onde, con i rossi capelli simili a veste sul corpo sinuoso.
‘Madre, aiutami a vendicare il mio onore offeso’ pregava Drake mentre lei gli prendeva il volto tra le mani e imprimeva la sua bocca sulle labbra che sapevano di mare.
Gli occhi di Elisabetta erano porti lontani dalle mille promesse e il suo corpo caldo era l’unica cosa che Drake avrebbe potuto chiamare casa in quel vasto mondo.
‘Figlio, la tua sorte è davvero infelice.
Non solo il destino ti riserva una vita breve, ma ora si accanisce su
di te, facendoti soffrire. Ti prometto che andrò da Dio: sicuramente mi ascolterà.’
E lo aveva abbracciato forte e si erano sdraiati nella sabbia umida mentre ogni dolore svaniva.
Il sole trovò Drake addormentato come un bambino sul ponte della nave, raggomitolato contro alcune gomene.
‘Si svegli, capitano. E’ giorno.’
Un mano forte lo scosse dalla spalla una, due tre volte. Elisabetta non andare via, aspetta.
Tutto intorno a Drake svaniva a poco a poco, la spiaggia, il cielo notturno, lei.
La tenne per mano finchè tra le dita non strinse più nulla e a quel punto aprì gli occhi al nuovo giorno. Sapeva che cosa doveva fare. E lo avrebbe fatto subito. Non si ha coraggio senza paura.
Nessun indiano li prese di mira quando scesero a terra e le vedette inviate nel folto della foresta non trovarono segni di potenziali nemici. La lezione del giorno prima era servita. L’uomo bianco li avrebbe annientati, punto e basta. Era tempo se ne facessero una ragione. I loro dei, stanchi, soccombevano sotto i nuovi idoli arrivati dal mare. Abbandonati dagli dei, era tempo per loro di ritirarsi nel folto della terra sperando di non essere mai trovati.
Drake, soddisfatto, diede ordine di portare sulla spiaggia un tavolo e alcune sedie e che tutti gli equipaggi fossero presenti. Un processo avrebbe avuto luogo quel giorno, sotto l’ombra delle forche erette da Magellano che spuntavano, macilente, dalla sabbia a pochi metri da dove erano sbarcati simili loro stesse a scheletri erosi dal tempo.
Gli uomini attesero in silenzio che Thomas Doughty e Francis Drake comparissero dal ventre delle navi e tirarono fiato quando li videro insieme sulla stessa scialuppa che si avvicinava lenta, inesorabile, alla spiaggia.
Drake aiutò persino Doughty a scendere a terra, impedito com’era dalle catene e da giorni senza cibo.
Il capitano appariva radioso nelle sue vesti eleganti mentre il prigioniero era ormai solo un’ombra di sé stesso. La vita che stava abbandonando il secondo sembrava riempire il primo di gloria.
Signore dammi il coraggio di fare ciò che è giusto e non ciò che mi conviene. Dammi la forza. Dammi la forza. Non allontanare da me questo calice amaro.
I due uomini sfilarono nell’emiciclo formato dagli equipaggi e molti tra i presenti tolsero il cappello in segno di omaggio. Nessuno osava fiatare mentre l’imputato veniva fatto sedere sull’unica sedia disposta al centro della scena e l’accusatore, radioso come il mattino, passeggiava con le mani dietro la schiena fissando ognuno di loro in volto.
‘Thomas Doughty, voi avete cercato in molte occasioni di togliermi l’onore e di minare la mia autorità di capo. Per questo vi accuso e vi ordino di giustificarvi e se lo farete saremo amici come prima, altrimenti òla pena prevista per voi è la morte.’
La voce di Drake risuonò potente e straniera sulla spiaggia di San Julian. Dal fitto fogliame della foresta un coro di uccelli e scimmie faceva da eco alla strana commedia che gli uomini stavano recitando a pochi metri dagli alberi.
Doughty fissava l’amico con una sorta di compianto, consapevole della farsa che stava avvenendo sotto gli occhi di tutti. Non aveva dubbi rispetto al proprio destino. Ecco l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. Decise di non sprecare fiato ma di preparare la sua anima all’incontro con l’unico Giudice di cui gli interessava il parere.
Drake accolse il silenzio dell’imputato come una prova di colpevolezza e, dopo aver raggiunto il tavolo, gli chiese come e dove avrebbe voluto essere giudicato.
Non si rese conto dell’errore.
‘In Inghilterra e con le leggi della Regina che entrambi serviamo e alla quale dobbiamo obbedienza.’
Un osservatore attento avrebbe notato serrarsi la mascella di Drake e un fremito percorrerne lo sguardo.
Avrebbe dovuto stare più attento, molto ma molto più attento. Gli uomini ascoltavano, guardavano e giudicavano. Avrebbero soppesato ogni parola e solo se non avesse commesso sbagli lo avrebbero seguito dopo l’olocausto. Altrimenti sarebbe stato lui il vero colpevole.
Respirò a fondo mentre fissava Doughty come un rapace con la sua preda, tracciando segni nell’aria con le dita.
Attento, uomo, attento. Il topolino può ancora scappare ma il falco ha pronta la picchiata. Lasciò che il silenzio esaurisse l’attesa poi rispose.
‘No, questo non è possibile. Sarete giudicato qui secondo le leggi di Inghilterra e della Regina che noi tutti serviamo.’
‘Ma allora avrete di certo un legittimo mandato per tale evenienza.’
Doughty buttò lì quell’affermazione letale quasi senza darci peso, con la scaltrezza e l’esperienza dell’uomo che aveva parlato nelle più grandi corti d’Europa. Se il risultato di quella partita era comunque segnato, si sarebbe goduto almeno il gioco.
Drake strinse i pugni sul tavolo fino a farli diventare bianchi e lasciò che l’aria uscisse piano dalle labbra serrate per permettere al cuore di ricominciare a battere. Ok amico mio, se vuoi giocare giochiamo pure ma a questo punto con le mie regole. Il topolino che era stato afferrato dalle grinfie del falco e portato a centinaia di metri di altezza stava cercando di liberarsi nonostante una morte comunque certa, eppure preferiva morire schiantandosi al suolo che non divorato. Ma il falco capace non glielo avrebbe permesso e Drake si preparò a mordere.
‘E’ proprio così, amico mio. Nessuno di noi sfugge al giudizio di Dio e alle leggi della Regina, come voi sapete.’
‘Posso quindi vederlo?’
Drake a quel punto fece qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato. Saltò in piedi sul tavolo da giudice e allargò le braccia al cielo, fissando con sguardo rapito la platea che ormai aveva occhi solo per lui.’
‘Vedete fino a che punto arriva la mente subdola del traditore, uomin? Vedete fino a che punto il Diavolo parla attraverso le sue parole?.’
Silenzio. Onde del mare. Brezza leggera.
‘Ho portato con me un amico, l’ho messo a capo delle mie navi, ho dato fiducia e come sono stato ripagato? Con odio e furti e infine con atti di stregoneria.’
Drake abbassò le braccia e fissò la preda con un malizioso dolore.
‘Ma se mi chiedete: Drake, tu odi il tuo amico? La risposta è no. Drake, tu giudichi con rabbia il tuo amico? Ancora no. Drake, tu condanni a morte il tuo amico per vendetta? No, no e ancora no perché l’uomo che ho davanti non è più l’amico che era partito con me per sete di avventura e guadagni ma il Diavolo in persona ed è il Diavolo che, io Francis Drake, in nome di Dio nostro Signore e della Regine Elisabetta odio, giudico e condanno per purificare il nostro mondo e le creature che lo abitano!’
Lasciò che ultime parole si levassero alte nell’aria come il grido del falco vittorioso.
Urla di giubilo si alzarono dagli uomini mentre le mani applaudivano quel numero da teatro di prim’ordine. Shakespeare, guardami, non avresti fatto di meglio.
Doughty guardava il suo ex capitano con un misto di sorpresa e disprezzo, stupito lui per primo della vena tragicomica che avevano preso gli eventi. Si limitò ad alzare le spalle scuotendo la testa incredulo poi si lasciò scappare le parole che lo avrebbero condannato definitivamente.
‘E pensare che lord Burghley mi aveva avvertito di non mettermi in questa impresa.’
Fu come se un fulmine avesse colpito Drake che, preso dalla scossa improvvisa, saltò dal tavolo e, inciampando nella sabbia e rimettendosi in piedi, corse contro Doughty con il viso paonazzo.
‘Tu! Tu hai osato venderci al nemico! Tu, Giuda, finalmente ti riveli per quello che sei!’
Drake afferrò Doughty per il bavero della camicia lacera e lo sollevò di peso, scuotendolo con forza.
‘Vedete ora signori che cosa ha fatto questo criminale? Dio svela il suo tradimento attraverso le sue labbra.’
Drake fissò la preda dritta negli occhi, consapevole di averla finalmente portata in alto, lontano sullo sperone roccioso dove il falco aveva il nido. Adesso poteva divorarla con gusto.
Con un’espressione di disgusto e compiacimento a un tempo, come chi ha fame di mangiare una cosa morta, lasciò ricadere Doughty sulla sedia e, dopo aver fatto due passi indietro, puntò il dito contro di lui alzando la voce perché tutti sentissero:
‘La Regina aveva dato ordini severissimi perché del nostro piano non venisse detto nulla a nessuno e soprattutto al cancelliere, lord Burghley. Voi, Thomas Doughty, siete una spia al saldo del cancelliere e il vostro preciso compito è stato quello di compromettere la missione fin dall’inizio, come questa corta ha esaurientemente provato, utilizzando metodi umani e diabolici. Avete fatto in modo che non avessimo cibo per sfamarci né un mare calmo per viaggiare sicuri, avete fatto in modo che gli uomini litigassero tra loro, minato la mia autorità e, non contento, avete creato nebbie che disperdessero i nostri velieri. Signori che siete qui presenti, cristiani, sudditi di sua Maestà, datemi una sola buona ragione perché io non debba condannare, per i crimini commessi, quest’uomo alla corte marziale!’
Il fulmine che aveva colpito Drake si diffuse elettricamente all’equipaggio che prese a mormorare sommessamente, indeciso sul da farsi. Un nome echeggiava sopra gli altri: la corte marziale.
Doughty aveva parlato con il cancelliere e li aveva venduti tutti. Se il cancelliere avesse fatto sapere che la Regina Elisabetta era implicata in atti di pirateria contro gli Spagnoli sarebbe stato un duro colpo per lei e per la Nazione, se non il preludio per un conflitto mondiale.
Tradimento, sedizione, stregoneria. Orrore. Morte. Espiazione. Sacrificio.
Giustizia.
Era il momento per Drake di chiudere la partita.
‘Signori vi prego, necessito della vostra attenzione.’ Drake riprese posto dietro la scrivania da giudice, battendo il pugno più volte sul tavolo.
‘Io mi rimetto a voi, uomini di mare e di vita, per il verdetto. Quelli tra voi che pensano che l’accusato meriti la morte, alzino la mano con me. Quelli che sono contrari tengano la mano abbassata.’
Drake alzò la mano piano, in modo plateale, e abbassò lo sguardo sul tavolo. Poi attese.
A uno a uno tutti gli uomini dell’equipaggio alzarono la mano, prendendo coraggio mentre il loro numero si accresceva. Dopo un silenzio che sembrava eterno Drake, come Dio nel giorno del Giudizio Universale, alzò lo sguardo sugli uomini e prese atto del loro voto.
Drake e Doughty se ne andarono sulla stessa scialuppa con la quale erano venuti solo poco tempo prima e svanirono nuovamente a bordo della loro nave. Si racconta che quella sera cenarono insieme e conversarono a lungo, brindando più e più volte alla vita, alla giustizia, al mare e ai viaggi. Nessuno avrebbe potuto immaginare, vedendoli insieme, che allo stesso tavolo mangiavano e bevevano vittima e carnefice.
Calò un sole pietoso sulla riva, quasi come se Dio avesse voluto anticipare la notte e l’alba e affrettare il tempo dell’esecuzione. Due uomini sarebbero morti quel giorno sulla spiaggia di San julian, uno fisicamente e uno nell’anima.
Drake attese l’alba vegliando sul ponte della nave, incapace di prendere sonno, disgustato dal bere, dal mare e dalle stelle che stavano lì, fisse nel cielo, incuranti del dolore degli uomini.
Mai più avrebbe permesso a un uomo di avvicinarsi così tanto al suo animo. Mai più si sarebbe permesso di avvicinarsi tanto all’animo di un uomo. Simile a un veliero, un capitano è fatto per navigare da solo e aprire la strada alle altre barche ma anche per resistere ai colpi della tempesta e delle onde feroci, vacillando, rollando, inclinandosi e lottando per restare in superficie. Come il suo veliero, Drake sarebbe uscito vittorioso da quella lotta feroce.
All’alba gli uomini si trovarono di nuovo in piedi sulla sabbia fredda della spiaggia di San Julian e di nuovo Doughty e Drake li raggiunsero insieme. Prima di consegnarlo al boia Drake disse qualcosa all’orecchio dell’amico e infine lo abbracciò.
Qualcuno giurò poi, in segreto, che il capitano aveva occhi rossi e gonfi quando si girò e prese il suo posto nel cerchio degli uomini.
Doughty appoggiò la testa sul ceppo, mite come un agnello, quindi chiuse gli occhi per sempre mentre la scure calava su di lui.





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alessandro venuto, nella sezione Narrativa, ha pubblicato anche:

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:: In direzione opposta, estratto. (Pubblicato il 23/05/2020 13:23:21 - visite: 421) »

:: Cholula (Pubblicato il 21/05/2020 09:14:33 - visite: 388) »

:: Geordie (Pubblicato il 08/01/2020 15:50:45 - visite: 494) »