Poetastri e giornalisti freelance da giorni ci assediano il cazzo
con le stragi, eviscerando ogni dettaglio senza il minimo imbarazzo,
stragi, a Parigi e nel Mali, di uomini/donne morti da anni,
scordando che a Mosul o a Baghdād (Baudac) cotidie non si muoia d’affanni,
non si esca di casa, o di campo, con la speranza di tornare, o di non tornare,
tutti a urlare Je suis Paris, coperti dal rombo dell’aviazione militare.
I Califfi, certo, non sono Brucaliffi, sono esempi di contro-contro-guerriglie,
e noi, come dei minchioni, a vivere Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie,
senza renderci conto, a conti fatti, che morire di disoccupazione, flexibility, recessione
non è meno da deficenti che tirare le cuoia decapitati da un arabo cojone,
il destino non si svincola dal forte odore di camorra
a sapere che Equitalia e il Ministero del Lavoro fan maneggi con la scimitarra.
Cadono teste e testicoli e noi stiamo tutti Mali
come Pinocchi alla ricerca d’uno sfruttator d’abbecedari,
c’è chi si sente Garibaldi, c’è chi si sente D’Annunzio
tutti a invocar su assoluti sconosciuti un drone con bombe allo stronzio,
senza comprendere, nella storia, se abbia fatto maggiori danni l’Isis o l’Iri,
se ci sarà concesso di morir decapitati o d’harakiri.
[Cherchez la troika, 2016]
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