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di Ivan Pozzoni
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Pubblicato il 08/04/2018 00:06:48

 

«Non mi importa niente dei bambini del Burchina Faso che muoiono di fame»

 

e a me non frega un cazzo dei banchieri con le mani sporche di letame.

 

«Non ne voglio sapere delle mine antiuomo»,

 

immagino, ahimé!, ora che stai sdraiato all’ombra d’un lumino.

 

«Se si scannassero tutti a vicenda sarei contento»

 

nah!, fidati, avresti meno spazio attorno al tuo, di monumento.

 

«Voglio solo salute, soldi e belle fighe. Giovani belle fighe, è chiaro»,

 

con l’€ in caduta libera ti servirebbe una montagna di danaro.

 

«Che gli appestati restino appestati, i malati siano malati»

 

e i dipendenti di ogni istituzione condividano la sorte dei cassintegrati.

 

«E i bastardi che vivono in un polmone d’acciaio»

 

con cui, magari, adesso condividi il verminaio,

 

«fondano come formaggio in un forno a microonde»

 

vorrei esser nel Walhalla a farti un milione di domande.

 

 

«Voglio bei vestiti, una bella casa e tanta bella figa».

 

La vita trendy – ti ricordo- ti ha trainato via in autolettiga.

 

«Buttiamo gli spastici giù dalle rupi»,

 

in modo che nasca una nuova razza di Ciclopi?

 

«Strappiamo fegato e reni ai figli della strada»

 

e lasciamo arricchire capitalisti avidi come barracuda.

 

«Ma datemi una Mercedes nera con i vetri affumicati»,

 

cazzo, in cambio hai avuto un carro funebre Ducati.

 

 

«Niente piani per la salvaguardia delle risorse energetiche planetarie».

 

Tranquillo, continuiamo a respingere, senza remore, le nostre deleghe accomandatarie.

 

«Vorrei solo scopare quelle belle liceali che sfilano tutti i sabato pomeriggio»

 

(Quali? Le finte pasionarie che lasciano il bmw ben nascosto in un parcheggio?),

 

«con la bandiera della pace. Non ho soldi e la botta è finita»

 

e coi soldi ti sei giocato a poker anche la vita.

 

 

«Ma sono un uomo rapace, per le vacanze pasquali»

 

dopo aver pagato sedici rate di tasse comunali

 

«quindici milioni di italiani andranno in ferie lasciando le loro comode case vuote»

 

Irpef, T.a.r.e.s, Imu, T.a.r.i avranno lasciato baracche ricche di banconote.

 

 

 

«Alla fine non sono razzista»

 

la razza, nei morti, non è oggetto d’intervista,

 

«bianchi, neri, gialli e rossi non mi interessano un granché».

 

e alla fine ho adempiuto al debito d’introdurti in versi un minimo engagé.

 

 

Quando davanti ai miei versi bastardi si solleveranno i gruppi letterari

i redattori di atelier, i democristiani, i versatori in settenari,

e nessuno avrà compreso che ci ha accomunato una gran fragilità

che scrivere questi versi non è indice di offensiva aggressività,

manda a tutti, tutti i mezzi-uomini, un terremoto di scherno

sacerdoti e democratico-cristiani ti hanno collocato in pieno inferno,

o se davvero esiste un Dio che trasformi i suicidi in semi-dei,

mandami una vita intensa e combattiva da dove cazzo sei.

 

     [Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, 2015]


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