Sono stata sola mille anni
o forse diecimila o cento,
sospesa su una barca,
vuota di parole mai pronunciate.
Ho visto stazioni, motel,
percorso muri a secco
con una valigia di cartone,
asfissiata dal grido di dinamite
che mi bruciava il cuore.
Sono stata sola
mentre mia nonna raccontava
favole ai gatti
e le vetrate di una pasticceria
dicevano il dolce che mancava,
anidato in patine bluastre
di repressioni e di orgogli ostinati.
E scendeva la neve
sui reati mai commessi
e allora inventai una colpa, per fuggire
dai tanti vuoti deragliati
tra i greti asfissianti di insoluti perchè.
E sono stata sola
perchè così volle la luce ostinata
che invoca, acerba, sul monte
degli angeli indenni
perchè mi narrassero una nuova solitudine,
nata dai fiori
di nuovi transiti stellari.
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