Nel dormiveglia sento una vocina
come al tempo dei primi cellulari
le rispondevo: “T’amo mia piccina”
erano tempi dolci e non amari.
Gira la ruota, sbiadiscono i sorrisi,
cambiano i gusti e mutano gli umori
si stingono i vestiti, vengon lisi,
l’assenzio sale e invade sempre i cuori.
La nebbia oscura spesso i grandi affetti
la delusione li cambia in rancore,
e un’amica che legge i miei versetti
mi sgrida per aver perso l’amore.
“L’orgoglio – mi ripete – è il tuo nemico,
ho letto e leggo tutto quel che scrivi,
hai tanto amato e con il cuor ti dico
tu banalmente tanto amore archivi”.
“Avrei lottato con unghie e con denti
per tener questo amore nel mio petto
il mondo non è adatto pei perdenti,
io mai rinuncerei a tanto affetto”.
Nel buio della stanza aleggia un suono
e quella voce non si vuol chetare
a volte la ricopre un forte tuono
ma quella voce continua a risuonare.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 18.10.2022 – 15:56)
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