Spacco il legno,
come vetro;
ho schegge nei pugni
che colano un sangue caldo...
Spacco il vetro
che la morale imbiancò
sopra gli abusi del potere.
Ho il ghigno di un demonio;
signori, permettetemi
di disturbare il vostro santo sonno!
Sono un mostro,
sono quella
che il mondo ha fatto di me,
strappandomi carne dall'anima.
Non vi piace lo spettacolo?
Perdonami, mammina cara,
se non ho la gonnarosatuttebalze
e se sul colletto a centrino
c'è muco e sangue e flemma
del mio vomito sul mondo.
Sono la follia
che s'incarnò nella crudeltà
di chi tentò di tramutarmi
in cannuccia di plastica.
C'è un cielo spettrale,
dietro me,
lo stesso cielo di ghiaccio
contro cui, bambina,
piangevo senza lacrime.
Avevo pallottole scariche
nella pistola giocattolo,
perchè qualcuno le aveva già usate
per uccidere me.
E perdonatemi
se non sono educata
e sbrodolo sul vostro mondo schiavo;
non ho più comprato gonnetuttebalze
e orribili giacche con colletti a centrino.
Ho il dolore, ora, come amico
da cui traggo una pasta nuova:
Perseo.
Lo sto facendo d'etere e stelle.
Fuori dal vetro,
solo il cielo infinito.
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