Olimpiche ci filano le Parche,
sai, Valentino di rosso tessuto:
da sempre torcendo vite col fuso,
il filo intendono che sia contorto.
Al nuovo tiro tra denti rimasti
in bocca che solo amaro mastica
sarà in premio un bacio intessuto fine
impreziosito di corteccia a scaglie
velluto di muschio e perle di fiume.
A loro discrezione lungo quanto
basti, si da stirarlo con dovizia
a ogni tiro, sia filo che saetti
a bocca aperta, per cavità orale
intrecciando palato con olfatto:
salma a futura memoria in sfilacci
una volta reciso, epiche, il filo
oh Valentino di rosso la barba.
Insettivore discussioni opache,
troppe le sigarette a stender carte
moschicide di fumo nella stanza
oh Valentino di rosso le guance!
Pensieri d'intellettuale son mosche
tu grafico che gratis le disegni
oh Valentino che ti rassegni aria.
Le sigarette ai denti fanno male
ingialliti li vedi certe sere;
l'ignori, altre, perché non li distingui
straniato da sintassi e periodi.
Delle mosche è di ronzii il linguaggio
oh Valentino vibrante d'accenti
perchè dei verbi non si trova il tempo!
Analisi è impazzire del soggetto
in matassa aperta a garbuglio serio
d'imbroglio dal piglio dell'arroganza:
non saper legger senso nel groviglio
è come non veder vittime in spoglie;
è come non sentirne le ragioni
Valentino che ragioni non vedi.
Mondo ansioso che rivaleggia ratto
frustrata ha anima messa in trama al telaio
dalle Parche: annodata, ordita folle
confusa, tradotta in tela sdrucita
a che ceda a scomporsi nell'inedia.
(Come fu la tua, Valentino, vero?
Fu lisa prima del tempo, dismessa
che restò con capo e coda di vento.)
16/01/2013 (dedicata)
*** riletta