Quando tutto sarà buio, e freddo,
nebbie tenebrose oscureranno
i lumi tenui dei nostri cuori,
dolori e affanni cesseranno
assassinando ansiosi momenti
d’attesa di futuri diversi, radiosi
come déjà vu di torce elettriche
nelle notti sazie di stabilimenti
senza allarmi perimetrali attivati.
Per adesso, mi ribello,
a interventi chirurgici lobotomici,
in anestesia totale,
sui nostri cervelli disinnescati
nell’inconsistente solidità di desideri
di massa, e neutralizzati
dall’arma riconvenzionale della malattia mentale
(stress, ansie o disturbi alimentari);
reclamo, a gran voce,
l’intervento d’anime ardenti,
di nuovi Cristi sulle strade asfaltate di Ronco Briantino,
di coraggiosi Franceschi, a costi contenuti,
nelle cucine delle trattorie della bassa Brianza,
di nuovi mahatma nelle fabbriche di ventilatori,
o su scivolose piste da pattinaggio.
Gettati nel mondo!
Rigettiamo soste inconcludenti
nelle vaste sale d’aspetto
dei nostri presenti.
[Riserva indiana, 2007]
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