Finalmente, è ora d’andare,
attendere oltre mi sembrerebbe
un po’ come offendere déi e cani randagi, ubriaconi, e puttane,
i miei amori traditi, i miei sentimenti da merlo indiano,
i tuoi occhi azzurri da bacino montano.
Finalmente, è ora d’andare,
senza dimenticare di chiudere i tuoi sogni osceni nella mia bara,
senza dimenticare chi sono stato, nascosto nel calore
delle mie mille maschere d’acido arsenicato.
E, ora, ridi, ridi di cuore, ridi di rabbia, ridi d’amore,
abbandonati, rosa selvatica dentro ai ricordi del mio dolore,
e ricordati, di non dimenticare
d’incuneare un calco dei tuoi seni sulla mia gelida pietra tombale.
[Mostri, 2009]
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