Preso, nella caccia,
tra l’incertezza di cacciare, o d’essere cacciato,
m’addentro, coi calzoni alla zuava, come da bambino,
tra filari di filo interdentale,
m’addento, canino devitalizzato,
assopito in una cuccia da dentista non ancora addottorato,
senza volermi immolare sull’altare della tentazione divina,
su una sdraio nelle spiagge di Rimini, in estate.
Prima d’entrare nei boschi d’una esistenza cruda
come sorsate di amaro in bicchieri di carta,
accarezziamo i nostri incubi, a volte, i nostri sogni,
cercando di rimanere a testa alta,
cercando di restare in piedi, nella tormenta,
cercando di non riempire clisteri d’acqua e menta.
[Memorie del sogno, 2008]
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