Smettila di urlare cuore instabile
o di entrare con rabbia maniacale, a tentoni, in stanze buie,
di sfregiarti in camicia di forza al suono delle sirene
suadenti d’un ambulanza della Croce Verde.
Dimentica serate d’illusione sadica, macerate nella sconfitta
dell’assenza di un amore,
dimentica nottate come bucce d’arancio essiccate nell’alcool
a dissolvere bicchieri d’umore nero, plastica e melanconia.
Dormire, attendendo morti bianche su orizzonti oscuri,
dimentico dell’angoscia di sentirti differente,
cullato dolcemente dall’orgoglio stanco
d’esser pecora nera in greggi di iene,
è unica terapia contro cadute tanto numerose
da non riuscire a risorgere nella roboante sembianza
di vittorioso monumento al valor civile.
[Riserva indiana, 2007]
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