Oltre la finestra
c'è la rosa che sanguina,
la follia di gioventù
che sparse i suoi coralli di veleno
tra i rigattieri delle illusioni...
Il cavaliere di rubino,
ansimante piegato piagato
sui petali d'ocra del suo paesaggio
di neve,
il sole
che sgattaiola in ettari inverecondi
di anatomie decomposte nell'inutile
sforzo di comprendere o erette
nell'inane solidità dell'idiozia.
La madre dei morti sempre incinta
delle ossessioni di un secolo
che non seppe farsi carne e vagò,
col fantasma dello spirito,
tra i labirinti di pietra di vuote cattedrali
sui fianchi di marmo della civiltà.
La dama rossa che brucia nei roghi
e non da fiamma è divorato il suo cuore,
ma da quel battito che sta oltre le stelle
negli oceani di silenzio
emendati dai funerali delle dipartite
che staccano gli occhi e il cuore,
fino alla spasimante preghiera
di un mare di pace da bere, in un bicchiere.
Bevo, come un'espiazione, l'assenzio
dei silenzi assorti, su questa finestra eterna
come le vita che crocifissi nelle parole
senza nemmeno l'abracadabra
che tramutasse i miei rovi in ali
e mi portasse là, oltre la finestra,
dove indora la nota assoluta
dell'assoluto dio dell'oblio.
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