Ti ho visto
così vicino da sembrare lontano,
un respiro che s'arresta
dove fluiscono le foglie
col sangue incollato degli autunni,
macerati troppo presto nelle estati
scompagnate.
Ti ho visto
miraggio di cose conosciute
che lasciano il pensiero in apnea
e i gesti e il cuore, sospeso in un battito
troppo terrestre per la cadenza d'angelo
che resta sospesa tra i tuoi capelli
e le mie palme protese
come una musica astrale che trafigge
e sanguina sulla tenebra che cola come
inchiostro irrimediabile sulla lettera
bucata
che forse ti scrissi,
che la pioggia macchiò inesorabile
di spazi bianchi come spacchi
mentre l'urlo rimase senza voce,
denso come uno shock
o come un pugno nello stomaco.
Ti vedo
e sento l'eresia
di poterti raggiungere,
di fare della carne
la più amabile delle crocifissioni.
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