Figlia di questo tempo,
mi svuotai assai presto del mio
essere bambina.
I macellai uccidevano con cura,
con la stessa pietà dell'arte dell'intaglio.
Non feci in tempo a chiudere le porte;
mi assalirono frotte di corvi avidi del mio sangue
di fronte a un Cristo che sanguinava invano
nelle tombe ad affondo di marmi e di incensi.
Figlia di questo tempo
mi sparpagliai come una biglia
al mercato dell'usato dei sentimnti
e vestii l'orrore a volte con un sorriso,
ma senza mai perdere la ferocia
che fu la mia vera madre e salvezza
e mi salvò dalla cavezza, prima che il
germe morisse.
E non seppi dove stavo andando
tra gente che camminava su binari
lastricati di cose, feticci della raccolta
punti del supermercato, case in campagna
col sangue di una vita, usate tre mesi l'anno
e ingioiai l'assurdo con le minestre che non volevo
con le lettere a un Babbo Natale pezzente e sconclusionato,
che mi offriva regali mai richiesti e non sapeva della fame
che strappa le ossa e iberna il cuore.
Figlia del mio tempo
vidi uomini abortiti come lampi nella notte
sotto un cielo di pialla, tra le maestrine tetre e incazzate
e le infermiere che foravano il braccio come macellaie.
E mentre affondavo in una palude amorfa di non senso e di follia,
giuravo la rivalsa come una nuova religione che risarcisse i rododendri
dai fiori spezzati sui viali lugubri dei tetri discorsi miranti a catalogare
il bene e il male, affinchè almeno la carneficina fosse equa e quel Cristo
inerme nelle chiese smettesse di sanguinare invano sugli odi di chi non seppe concepire altro che la sua misera zolla di terra recintata.
Figlia del mio tempo,
remai tra uomini annegati, annegando anch'io, talvolta,
nei sottosuoli della libidine castrata, della purezza ridotta a paradosso
del fottersene come religione del nuovo stato autarchico dell'egoismo.
E così smisi di contestare quando il sangue bolliva più denso e
quando rovesciai le mie carte tra i bari e i trabocchetti non risolti e
l'irrisolvibile clandestinità di una vita in bilico, affacciata al fosso più
che al quarzo rosa, del vuoto feci Lete.
E promisi di non ricordarli mai più.
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