Dimmi se questo è amore
succhiarmi l'anima ogni giorno
con le tue nevrosi
e trasformarmi in bambola di porcellana
e tagliarmi i piedi
per incollarmi al tuo passo ignavo,
tra corsie d'ospedali e medici e farmaci
incapaci di curare il non senso del tuo esistere.
Dimmi se questo è amore
entrarmi nell'anima senza permesso
per strappare i boccioli ancora in fiore
e trapiantarli nell'arida terra
delle tue bugie,
come torri attorno al tuo fantasma
d'esistenza,
e sporcare la fiducia
la fantasia sulla sedia elettrica
dei tuoi ricatti vestiti
di giudizi sporchi...
Dimmi se questo è amore
emtrare nel mio castello
per derubarne gli ori e
spargerne senza i pietà
i tesori nelle piazze,
tra gente ubriaca e vile
e profanare le libellule
dei miei sogni strani,
svendendole per modelli di plastica
detratti alla tua casa di bambole
e consegnarmi impietosa
ai freddi che spaccano le ossa,
con quella crudeltà che s'arrischia
a vendicare detriti di silenzi e di ferite,
lasciandomi alle domande che forano le tempie
e precipitano come erbe marce su una terra di gelo,
mentre il mondo s'agguglia in promontori aspri,
dove sanguino come una preda braccata.
Dimmi se questo è amore
tradire i miei cieli
e consegnarmi ad un inferno senza età
a una disperazione senza confini
a una tristezza silente che taglia
i giorni come una lama,
appassendo anzitempo
coi semi abortiti
nella tua arsura e nella tua
perversa sete di distruzione.
Dimmi se questo è amore
avenzare nel mondo nella colla del tuo non esserci
e ruminare pensieri vecchi come tabacco
amaro masticato nei giorni privi d'albe,
negli offuscamenti della mente che barcolla,
ubriaca, in un lido non redento.
Dimmi se questo è amore
la colpa onnipresente di non essere abbastanza
per te, per te, per te,
diventare la zolla rotta del mondo
e poi fuggire nella stessa onnipotenza
che hai usato come arma per uccidermi.
La sete... La fame... Le ginocchia piegate
e insanguionate come i Cristi nelle chiese,
gli esili, le peregrinazioni senza fiaccole,
le orazioni vuote lanciate nel vento
e la rassegnazione sputata sui marciapiedi
alla maniera dei vecchi.
Dimmi se questo è amore
fingersi acrobata dei giorni
e vagare come un randagio
senza sentire nemmeno
la pietà della luna,
presa nei lacci della tua oscenità
che copre come fango e ringhia,
nelle mie ossa,
la fame d'esistere e di scollarmi
dal vincolo del tuo sangue,
che si unisce coi tanti martìri della vita
in un canto straziante, senza risposta.
Dimmi, quando dici che m'ami,
che amore è il tuo,
perchè fu tomba il mio nascere
e ancora aspetto quella madre
che mi terrà in sè
ma, questa volta, per fiorire.
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