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Il Presepe Delle Meraviglie

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 23/12/2010 19:56:29

HISTORY OF THE NATIVITY

Nell’approssimarsi del santo Natale quando le cime dei monti diventano bianche
e l’aria diventa gelida costringendoti a stare chiuso in casa , ognuno fa promessa
a se stesso dì essere più buono per il prossimo nuovo anno alle porte .
Un profondo senso di serenità accarezza ognuno cullati dal lungo sonno invernale ,un sogno di pace appare nell’animo, un desiderio d’amore e di libertà sembra impossessarsi d’ogni uomo di buona volontà.
Tutti si danno da fare , tra questi il vecchio Gennaro che ogni anno puntualmente prepara per la gioia dei suoi tre nipotini il santo presepio . Il signor Gennaro inizia
a novembre recandosi personalmente nelle vie ove gli artigiani locali hanno bottega
a comprare dei nuovi pastori mancanti alla sua sacra rappresentazione.
Quella mattina d’inizio dicembre usci molto presto, la moglie vecchia anch’ella di settantanni , rimase ancora a letto al calduccio sotto le coperte perché sentiva molto freddo. Esco Concetta vado in centro a comprare quei pastori che mi mancano.
Copriti , mettiti la sciarpa stamattina si gela . Quest’anno si preannuncia un natale con i fiocchi pensa a quanta povera gente non ha un tetto sulla testa
sciagurati quelli che dormono in mezzo alla strada ,con il freddo che fa di sicuro si congeleranno.Poverini e tuo figlio si lamenta di quello che tiene .
Mi raccomanda non fare tardi ,oggi ci viene a trovare la signora Giuseppina con la figlia. Allora faccio tardi …. Ciao ci vediamo stasera.
Ogni anno la stessa storia , mo se ne esce e ritorna stasera
con un pacco pieno di pastori, stelle filanti, miniluci e quant’altro.
Ogni anno spende una fortuna appresso quelle statuette .
Ha settantacinque e sembra un bambino di otto anni.
Gennaro usci di corsa incappucciandosi bene per ripararsi dal freddo andò a prendersi l’autobus , pensando a quando era giovinetto e andava a scuola , i suoi primi amori ai sui amici d’un tempo. L’autobus lo portò velocemente tra le nuvole , tra le ombre
del passato , tra ricordi dolci come il pan di zucchero saporiti come biscotti caldi . Giunto nel vecchio borgo degli artigiani , prese a cercare bottega dopo bottega le statuine che più gli piacevano per addobbare quella sua rappresentazione con passione e fantasia ,ed ogni statuina che prendeva tra le mani cercava in quei volti qualcosa di familiare qualcosa che gli ricordasse fatti e personaggi incontrati lungo il corso della sua vita.
Scava e cerca , vai di qua e di là comprò diverse statuine assai graziose alcune mancanti come il ricottaro , il cacciatore , ciccibacco sopra la botte , benino il pastorello che dorme , la zingara con il bambino , il centurione , gli angeli , l’ubriacone , la lavandaia , le guardie di erode , un nuovo asino ed un nuovo bue , la carta pesta per fare montagne , burroni , palazzi , castelli , osterie con tante finestre aperte dove cosi si può vedere la gente vivere andar a far la spesa accudire i propri figli , fare a botte, amare, sognare. Tutta quelle figure che lui comprava che davvero
vivono per strada e comprano prosciutti , pesci , fichi secchi , castagne, caciotte.
Poi comprò scale , scalette , casette , cammelli e cavalli tutto un arsenale di cose e ricordi d’un mondo che non c’era più ma che viveva in fondo ancora a se stesso.
Tra questi comprò anche delle strane statuine alcune con facce ringhiose, sfregiate che facevano secondo lui da cornice a quel mondo, antico e popolare.
Tornò a casa a sera stanco morto , aveva speso un bel mucchietto di soldi ma era contento felice come mai lo era stato in vita sua.
Andò a dormire con una gioia immensa in fondo al cuore già dentro di se vedeva rilucere quel suo presepio con tante luci e tanti pastori e nella veglia vide il mondo intero animarsi tra qui monti di cartapesta vide ragazzi e ragazze mano nella mano , gente andare di corsa a compare regali , vide famigliole intere sorridere essere felici ,vide l’innocenza dei bambini . Si trovò cosi per magia all’ingresso d’un castello vestito da viandante non poteva credere a sui occhi , si guardo intorno spaesato non sapendo dove andare ne dove fosse, ne dove andare e vedendo da lontano due soldati romani gli andò incontro ma questi con le lance puntate gli gridarono d’andare via di allontanarsi subito. Lui sorrise e con coraggio gli andò incontro e gli disse .
Scusate sapete dirmi dove mi trovo ?
I due soldati minacciosi quasi ringhiando dissero :
Sei a Betlemme questo alle tue spalle e uno dei tanti palazzi
di Erode er grande e tu viandante cerca d’ andà subito
via da qui , se non vuoi finì nelle galere con i ceppi ai piedi .
Ci hanno ordinato di non far entrare a nessuno e ne di permettere a niuno di chiedere la carità per codesti luoghi.
Su vai via prima che venga er centurione a vedere se ogni cosa e apposto .
Chiedo Scusa disse Gennaro , avete detto Betlemme oh che meraviglia e girandosi a guardare in fondo alle valle dal monte in cui si trovava vide tante case ,stradine strette con tanta gente. S’incamminò lungo un sentiero , le guardie di erode passavano
a cavallo , facendosi largo tra la folla gridando .
Un povero cieco perduto l’orientamento per poco non cadeva sotto gli zoccoli dei cavalli Gennaro l’afferrò per un braccio e tirandolo verso di sé lo salvo da una sciagurata sorte. Il vecchio disse : Madonna mia che successo , aiuto io non vedo aiutatemi. Ai rischiato di morire e mancato poco che venissi travolto dai cavalli disse Gennaro. Grazie straniero , chiunque tu sia , non saccio come ringraziarti ,
mi hai salvato à vita .
Vieni disse Gennaro sediamoci qui fuori questa osteria .
Hai fame ?
Tanta straniero son due giorni che non mangio lo stomaco mio brontola ,ed emette strani suoni. Son solo al mondo e vago di paese in paese cantando le storie mie chiedendo avvolte a carità per vivere , suonando la cetra ed il liuto .
Dopo magnato ti faccio sentire se ne hai voglia qualcosa.
Va bene ,vediamo se possiamo mangiare qualcosa e messo la mano nella tasca tirò fuori con sua somma meraviglia un sacchetto di monete d’argento e chiamato così l’oste questo corse veloce al tavolo e disse : Ci potrebbe portare qualcosa di buono da mangiare ,abbiamo tanta fame.L’oste un omaccione con un naso a peperone gli rispose :
C’è stà una bell’ anatra insaccata cotta da poco e del buon vino.
Gennaro rivolgendosi al suo compagno cieco disse :
hai sentito un anatra ripiena sei contento tra poco ti sazierai .
Grazie straniero disse il cieco oggi sono stato veramente furtunato nell’incontrarti.
Va bene oste portaci presto questa anatra e del pane e in più un anfora del tuo vino migliore. Subito , ma prima chiedo venia non per mancare rispetto ,
vorria vedè con quali soldi mi pagherete .
A chisti tavoli troppa gente si assetta e con la scusa d’essere pellegrini affidandosi alla clemenza e all’ospitalità dovuta ai forestieri s’ingozzano a sbafo senza cacciare un becco di un quattrino.
Gennaro tirando lesto dalla tasca il sacchetto fece ruzzolare sul tavolo le monete .
Soddisfatto adesso .
Va bene padrone in un battibaleno avrete l’anatra ben cotta
sul vostro desco. Mangiarono di buon appetito ed il cieco
dopo aver pulito la sua scodella si disse molto soddisfatto.
Adesso vorria cantare per te , ascolta spero ti piaccia.
Gennaro grattandosi il capo sorridendo disse va bene
fammi sentire ed il vecchio aedo prese la sua cetra ed incominciò a raccontare .
Voglio narrarti dell’accorto eroe che tanto erro per l’universo
poiché le sacre a terra sparse Iliache mura, che di molte genti
visitò le metropoli , l’indole conobbe; Che sul pelago ancor patì nell’alma immensi affanni, onde condurre in salvo, sé medesimo esponendo, i suoi compagni. Ma i compagni bramò condurre invano ché di lor nequitose opre perirono.
Cos’ inizio il suo canto accompagnato da una dolce lira che attrasse in un istante tanta gente che passava di li per caso fattasi intorno a lui prese ad ascoltare quel poema. Cosi viste le prime stelle ai confini del cielo luccicare
sul mare al tramonto Gennaro salutò il vecchio cieco e riprese
il suo cammino per quelle stradine strette in cerca di qualcosa
che neppur lui sapeva dove fosse, ma che sentiva in cuor suo sempre più vicina.
Scese per strade sorde invase da gente d’ogni genere
proveniente da mondi lontani ,gente lazzarona , stracciaioli ,
con in mezzo tanti carrettini zeppi di verdure.
Che gridavano:
Puparuolo e aulive !
Magnateve ò cocco! Magnateve ò cocco !
Rroba vecchia !
Pallume p’ allesse ! Pallume p’’allesse !
E mellune chine è fuoco !
A pizza cu ‘alice ! A pizza cu ‘alice !
E lazze p’ ‘e scarpe ! E lazze p’’e scarpe !
A capa d’ o purpo ! A capa d’ o purpo !
‘O Roma !
Chella bella mamma d’ o carmine v’ o ppava!
Nun m’ ‘o ppozzo faticà !
Accattateve ‘ e piatte !
Sei tuvaglie cinche lire !
Noccioline Americane !
Cicchignacco ‘ int’ ‘a butteglia !
O zì’ monaco ‘ mbriacone !
‘O veleno p’ ‘e scarrafune!
A dummeneca addo ‘ t’ ‘a faie?
Inoltre cammellieri e mercanti di spezie ,pellegrini , gente
proveniente da lontano per il censimento affollavano le strade.
Ed un aria di festa rendeva ogni cosa bella in una bottega
di vinaio gli sembrò vedere Roberto Benigni quel noto attore toscano bere vino e recitare alcuni versi di Dante :
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura! Tant' è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Erano questi i primi versi della Divina Commedia che Gennaro riconobbe perché l’aveva studiati a scuola. Continuò così il suo cammino e chi gli voleva vedere un aspirapolvere , chi lo invitava a giocare a dadi o alle tre carte , chi cercava di mettergli le mani in tasca per rubargli alfine qualche moneta d’argento .
Le voci si rincorrevano all’unisono dolci amare una folla enorme
un fiume di gente d’ogni lingua e cultura vide pure personaggi famosi come qualche noto giornalista radiotelevisivo in compagnia d’un suo amico comprare regali in una umile bottega d’artigiani ,più scendeva verso valle per quelle strade tortuose
e più comprendeva la natura umana ,comprendeva storie
mai comprese , cresceva in lui un sentimento mite di pietà e compassione una gioia universale che varcava ogni limite della ragione umana , diveniva incompressibile un mistero di cui solo il credere sapeva spiegare e giustificare.
Vide da lontano una luce senza fine abbagliarli gli occhi spingerlo verso di sé ,una luce calda immensa un dolce calore Gennaro prese ad andargli incontro alzò il passo e s’affrettò tra le bancarelle di libri e chincaglierie provò a raggiungerla ,
si fece largo tra la folla s’ afferrò perfino ad una coda d’un cammello d’una lunga carovana di saggi principi orientali e nell’andargli incontro rivide così per un attimo tutti gli orrori di questo mondo ma anche la volontà ed il desiderio di pace emergere faticosamente dal dialogo tra diversi popoli.
La luce si faceva chiara e rada dalla lunga scia prese forma
d’una stella cometa che lo guidò verso un umile capanna lui lì s’inginocchiò commosso alla vista d’una madre e d’un padre intorno al loro pargolo, l’ amore
che emanavano non aveva tempo e luogo un infinita dolcezza
un senso di salvezza ed egli a quella scena incominciò a piangere in silenzio .
Le lacrime gli corsero lungo il viso e non seppe più trattenerle
si senti ritornare fanciullo ,puro come un tempo, senti di essere giunto al principio e alla fine del suo cammino e quando commosso ad un tratto vide la piccola mano del divino pargolo tenderla verso di lui una musica dolce si sparse per l’aria
ed accompagnò un tenero canto :
Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo
e al gelo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar. O Dio beato!
Ah! Quanto ti costò l'avermi amato. Ah! Quanto ti costò l'avermi amato. Si sveglio cosi di soprassalto apri gli occhi e la moglie Concetta in cucina gli gridò Gennaro svegliati oggi è Natale.
Sbrigati ci sono tante cose da fare tra poco arriva Maria
con il marito metti in un posto sicuro il presepio non facciamo
come l’anno scorso che Giuseppe te lo fece cadere per terra
rompendo la stella cometa ed alcuni pastorelli.
Hai ragione adesso mi alzo subito tra poco e terminata
la nostra pace Brrr che freddo.
Concetta cosa hai preparato di buono oggi ?
Ho fatto un po’ di brodo di gallina .
Buono a me mi piace tanto il brodo caldo
con un po di pastina dentro è una delizia .
Concetta hai visto le mie scarpe ?
Sono sotto il letto.
Eccole lì .. e tu cosa ci fai qui sotto, chi sei?
Zitto non gridare sono la Befana cercavo un paio di scarpe rotte. Concetta aiuto …..



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