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Napoli: le scale “vuoto a perdere” e trasformate in “Vespasi

Argomento: Società

di Bianca Fasano
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Pubblicato il 20/04/2015 00:27:10

Napoli: scale a perdere? Non soltanto a Via Cilea, laddove, dopo “avere messo in sicurezza” quattro anni fa la scala in ferro che collega via Cilea con la sottostante via Doria, ancora si attendono i lavori di manutenzione che permettano il transito pedonale, evitando così alle persone di dover fare un lungo e tortuoso giro e risolvere anche il danno estetico. Prima che fosse messa in sicurezza era comunque piuttosto “invivibile” e in qualche caso presa di mira da passanti che la confondevano con uno di quei vecchi “Vespasiani” cari ai film di Totò. In proposito lo storico romano Svetonio , riferisce che Tito, figlio di Vespasiano, lamentasse la natura disgustosa dell’introito (dovuto al fatto che l’urina raccolta veniva venduta alle “lavanderie” che l’usavano assieme alla cenere) e che suo padre mostrasse una cassetta piena di monete d'oro e gli chiedesse se si sentisse offeso dal suo odore; alla risposta negativa di Tito, Vespasiano esclamò, “Pecunia non olet, sed urina sì!” (Il denaro non puzza,eppure viene dalle urine!); il detto è ancora oggi usato per ribadire il concetto che il valore del denaro guadagnato non venga inquinato dalle sue origini. I Vespasiani furono fatti sparire dalle strade negli anni Sessanta, in quanto considerati di cattivo gusto. Una operazione contraddittoria rispetto alle necessità “aumentate” da parte della popolazione maschile residente e non, la quale, sia pur in piccola parte, sembra convinta di potere utilizzare semplicemente dove più gli sembra logico farlo, i “mezzi naturali” di cui la parte femminile non è fornita. Eppure di Vespasiani ce n'erano tanti e usati frequentemente, sparsi in giro per la città. “Me pare Ernesto a Furìa” è il termine che i napoletani ancora oggi usano per definire un individuo che fa credere di essere molto impegnato in affari importanti, pur se invece svolge una mansione modesta. Come quella svolta a suo tempo da un certo Ernesto, che a Forìa governava i bagni pubblici. Ma non mancavano a Piazza del Plebiscito e nella Villa Comunale. In teoria oggi ci sono quelli “a tempo”, in qualche luogo, con la fatidica monetina che non c’è mai al bisogno, la sensazione claustrofobica di poterci restare chiusi e quella, neanche più simpatica, che finiscano le monetine e ti possa ritrovare con un estraneo nella cella. Accaduto ad una persona che conosco. Alternativa? I locali pubblici (!), le metropolitane, la stazione ferroviaria, le funicolari. Notizia attinente, in una strada nascosta di Napoli (leggi vicolo), dove già vivere non è il meglio che si possa desiderare, un gruppo fisso di uomini aveva deciso di eleggere il proprio “Vespasiano privato”, con il risultato che le persone del luogo, una sera, abbiano deciso di far loro passare l’abitudine con un discreto pestaggio: ha funzionato. Torniamo alle scale sempre chiuse di Via Cilea, per ricordare che, completati i lavori sul ponte, ristabilito il passaggio dei mezzi su gomma, la famosa scala è stata dimenticata, ancora transennata e impraticabile da entrambi i punti d’accesso. Ma c’è un’altra scala che ci riporta ai famosi Vespasiani, quella che, alle spalle di Piazza del Plebiscito, conduce su verso Piazzetta Demetrio Salazar, Pizzofalcone e Monte di Dio. Praticata ogni giorno dagli studenti del Liceo artistico Palizzi, situato presso il Museo Artistico Industriale, nell'ex Collegio della Marina Borbonica già convento di Santa Maria della Solitaria. Stiamo parlando di una scala collocata alle spalle di Piazza Plebiscito, ossia di un luogo vicino a quello frequentato da turisti e che intende offrire all’osservatore una visione artistica e ideale di Napoli. Bene: quella scala è il Vespasiano di qualcuno, a punto tale che l’odore di “ammoniaca” prende alla gola. E’ sporca, zeppa di ogni cosa possibile, pur se a due passi da quello che era l’Istituto D’arte più prestigioso di Napoli, dove si sono diplomati ed hanno funto da Maestri i più grandi nomi degli artisti Napoletani. Un Istituto che possiede un patrimonio storico, culturale e archivistico di notevole valore, tra i quali una biblioteca dotata di un considerevole fondo librario; una gipsoteca; una raccolta di collezioni di ceramiche, maioliche, vetri, oggetti d'arte e di arredo; una sezione delle produzioni degli allievi e un giardino all'italiana affacciato sul golfo di Napoli. Ma tutto ciò integrato nel fetore della scala che conduce, alle spalle di Piazza del Plebiscito a Piazzetta Demetrio Salazar, per i pedoni, mentre per le automobili funzionano le “Rampe Poggeria”, non certo in migliore condizioni di pulizia. Quale immagine vogliamo dare di noi ai turisti? Dove, quegli stessi, dovranno recarsi per le loro necessità? In che mondo vogliamo che vivano i nostri giovani? Occorre smettere di mostrare una maschera di ordine e pulizia che basta un nulla, girando l’angolo, a fare vacillare. Bianca Fasano


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