Pubblicato il 25/03/2020 15:46:02
Niente sarà come prima mi auguro lo sia negli animi, non solo nelle parole. Consentitemi, nutro dei dubbi, sono convinto che la maggior parte degli italiani si accontenti che molto resti com'era prima della pandemia. Solo una minoranza vorrebbe che le cose cambiassero radicalmente. Nonostante che oggi si sia toccato con mano quanto i tagli alla sanità abbiano prodotto un contemporaneo arricchimento di quello che è chiamato privato e un arretramento progressivo e inaccettabile del pubblico. Quando una visita specialistica, viene fissata dalla ASL dopo 18 mesi dalla richiesta. Quando una TAC non è realizzabile prima di duecento giorni. Quando un intervento urgente viene fissato magari a 40/60 giorni; penso che le energie sane e migliori del paese debbano incominciare a preparare un progetto in attesa della fine di questa pandemia per essere pronte a fronteggiare le emergenze in futuro e, assicurare a tutti la pari opportunità nella quotidianità con chi per disponibilità finanziaria ha fruito fino a ieri di questi servizi rivolgendosi ai privati, soddisfacendo i bisogni in tempo reale. Ricordiamoci che il numero chiuso a medicina è stata una baggianata voluta da incompetenti che oggi ci obbliga a chiamare in servizio medici in pensione e, a dichiarare superato l’esame di abilitazione e considerare specializzati gli specializzandi. Urliamo, dimenticandoci che i responsabili non sono gli impiegati al di là del vetro ma coloro che tale stato di cose lo hanno programmato, realizzato. Tanti urlano, si lamentano, votando nonostante tutto, per quelle stesse forze politiche, che hanno creato la drammatica situazione che viviamo. Questo vale per la scuola, per la ricerca, per l’università, per le forze dell’ordine, per la cultura.
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