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Un dono speciale

di Cinzia Perrone
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Pubblicato il 15/12/2016 17:49:54

Era arrivato il mese di maggio, bello come sempre! La gioia sui visi dei bambini per l’arrivo dell’ultimo mese di scuola si manifestava in tutto il chiasso di cui solo una classe eccitata è capace; anche la maestra appariva visibilmente esausta, non riuscendo più a contenere l’entusiasmo e l’euforia dei suoi alunni. Ma il mese di maggio porta con sé anche una ricorrenza speciale per ogni bambino: la festa della mamma! E quale occasione migliore per la maestra, che già escogitava mirabolanti opere manuali, per tenere a bada quelle simpatiche canaglie! Oltretutto, questa festa è speciale proprio perché ogni figliuolo porta un dono speciale alla sua mamma fatto col cuore, e il valore aggiunto del poterci lavorare con le proprie manine sante, riempiva di orgoglio tutti i bambini, che si sentivano come degli artigiani alle prese con un’opera importante; se non altro importante era il destinatario dell’opera: la propria mamma!  Quella mattina l’annunciò della maestra dell’inizio dei lavori, fu accolto da un fragoroso e spontaneo applauso dalla classe; ora alla maestra non restava che elencare i materiali occorrenti e aspettare che tutti i suoi alunni diligentemente portassero il necessario quanto prima per poter iniziare il mitico “lavoretto”. Luigi era l’unico bambino triste in quel momento, la sua espressione in quel preciso istante si incupì improvvisamente; come ogni anno in quel periodo, per lui si faceva viva più che mai la fiamma del dolore, che ardeva sempre silenziosamente nel suo cuore.  Povero Luigi! Aveva perso la madre da piccolissimo, talmente piccolo da non ricordare neanche il suo viso, ragione per la quale portava sempre con sé una sua fotografia, nel portafoglio che ormai come un vero ometto custodiva gelosamente. Il bambino, con aria sommessa, andò dalla maestra e con un fare troppo adulto per la sua età, le chiese di essere esonerato da quella attività, che tanto… «non ho la mamma a cui regalare il lavoretto» …, disse il piccolo con voce tremante che faceva intuire il suo profondo disagio. La maestra, visibilmente commossa, annuì con la testa, pensando che assecondare la volontà del bambino fosse la cosa giusta da fare, per non metterlo ulteriormente sotto pressione. La cosa non passò inosservata; gli altri avevano captato qualcosa di strano e presto detto tutti erano a conoscenza della situazione del loro compagno…ma cosa potevano mai fare loro? Erano solo dei bambini che avevano voglia di festeggiare la loro di mamma, e anche se potevano essere solidali con Luigi, questo non significava “perdersi il divertimento”.  Ma per Piera non era così. Lei tornò a casa e continuò a pensare a quanto soffrisse il suo sfortunato compagno di classe: le bastò immaginare di non avere improvvisamente la sua di mamma, che un gelo le attraversò veloce come un dardo la pancia. Come avrebbe potuto lei, così piccoletta, trovare il modo di manifestare la sua empatia al compagno riuscendo ad alleggerire un po’ il macigno che opprimeva il suo piccolo cuoricino? Come fanno quei ragazzi gentili e ben educati, che sono sempre pronti a togliere borse pesanti dalle mani di anziane signore affaticate. Ecco, Piera avrebbe voluto, anche solo per un attimo, sollevare l’amico da quel peso e magari farlo un po’ suo.  Ci sarebbe riuscita? Mai sottovalutare le risorse di un bambino: nel bene o nel male riescono sempre a trovare un modo, e qui certamente si trattava di bene. I materiali erano stati tutti reperiti e puntualmente portati a scuola, infatti già da un paio di giorni la classe era impegnata nella realizzazione del progetto. Luigi, tutto solo, in quei momenti cercava di distrarsi anticipandosi qualche compito; anche questo a volte era oggetto di scherno da parte di qualche buontempone dei compagni di classe. Piera, invece, continuava a guardarlo con aria affettuosa e malinconica, stando attenta a distogliere subito lo sguardo non appena Luigi si fosse voltato: il sentirsi osservato avrebbe sicuramente potuto infastidirlo e sortire lo stesso effetto di quelle stupide prese in giro… «Bravo, bravo…fai i compiti», gli dicevano sornioni alcuni compagnucci; e intanto una lacrimuccia faceva capolino dai suoi occhietti lucidi. Il giorno era arrivato: l’opera era conclusa e pronta per essere donata quella domenica. La maestra consegnò ad ogni bambino il suo personalissimo capolavoro, da sfoggiare con tutta la spavalderia caratteristica di quell’età e portare in regalo alla propria mamma. La faccia di Luigi era colma di rabbia in quel momento, avrebbe voluto essere felice anche lui come gli altri che stringevano tra le mani il manufatto. Piera non esitò: finalmente aveva trovato il modo! Senza proferire parola con nessuno, si alzò dal suo banco, si avvicinò all’amichetto e disse: «Questo è per te», porgendogli il suo lavoretto. Luigi, la maestra e gli altri compagni erano rimasti completamente allibiti. Cosa significava quel gesto? Per quale motivo Piera rinunciava al suo regalo per la mamma? La bambina, con parole sue, spiegò all’amico che mai avrebbe dovuto rinunciare all’idea, al ricordo della sua mamma, perché lei rimarrà sempre viva nel suo cuore; per questo lei gli aveva donato il suo lavoretto: come per donarlo alla sua mamma che vive in lui, che sarà sempre una parte di sé. Piera intravide un live sorriso sul volto di Luigi, e in quel momento capì di aver fatto la scelta giusta, che quel sacrificio era stato ricompensato dalla gioia di essere riuscita a far sorridere un amico che aveva solo bisogno che qualcuno gli stesse vicino e condividesse il suo dolore. Mai sottovalutare le risorse di un bambino: loro sì che stupiranno il mondo, sempre! Nel tornare a casa soddisfatta per la sua buona azione, un leggero velo di tristezza avvolse i pensieri di Piera: «E adesso cosa do io a mamma?», pensò fra sé. E così venne la domenica. La bambina fece gli auguri alla sua mamma nel giorno di festa, le disse che non aveva nessun regalo da darle, o meglio che ce l’aveva ma aveva dovuto darlo via. La mamma non riuscendo a comprendere quello che le stava dicendo sua figlia, le chiese di raccontarle meglio cosa fosse accaduto. Così Piera le raccontò tutto nei minimi particolari, e alla fine le chiese scusa per non averle portato un dono. La mamma l’abbracciò forte, dicendole che non avrebbe potuto portarle dono più grande dell’orgoglio che stava provando nei confronti della sua amata bambina, che era stata capace di un gesto così altruista e generoso verso un suo compagno. Da quell’anno in poi, grazie anche al contributo di Piera, Luigi partecipò sempre al lavoretto per la festa della mamma, riuscendo in questo modo a lenire il suo dolore col suo dono speciale pieno d’amore per la sua amata mamma per sempre


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