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La casa della vecchia signora

di Daniela Ronchetti
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Pubblicato il 12/04/2011 17:48:06


La vecchia signora rientro' borbottando in casa, e abbandonata su di un tavolo la borsa della spesa, bevve un bicchiere d'acqua, per sedersi subito dopo su di una sedia da giardino che faceva bella mostra di se' in un angolo della cucina.Ella si asciugo' il sudore che le imperlava la fronte, e dopo aver bevuto un altro sorso d'acqua, inizio' a disporre in bell'ordine nel piccolo frigorifero, cio' che aveva comprato. La donna, ottanta e passa ben portati, dai movimenti ancora sciolti, causa la sempre verde passione per lunghe camminate e minimi esercizi ginnici , si muoveva per la cucina e la casa, continuando a parlottare e sbuffare, invocando il nome di qualche santo a cui rivolgersi per farsi proteggere da quel caldo assurdamente fuori stagione. A tratti brofonchiando contro il defunto marito, responsabile non si sa come e perche,'del caldo, del disordine della casa, e della sua stanchezza. Entrando nella sala da pranzo –tinello- salotto-stanza degli ospiti, si fermo' per un attimo davanti alla fotografia del defunto, per rimproverargli qualche tradimento di gioventu', e quella sua indifferenza ai problemi di lei. Ella parlava spesso con la foto del marito, ma ancora piu' spesso, parlava con quella vecchia casa che l'aveva vista sposa felice, moglie brontolona e in ultimo, vedova felicemente rassegnata alla quiete dei suoi "ultimi" giorni. La signora Maria non era pazza, era semplicemente una persona sola che, troppo egoista per occuparsi di un'animale, preferiva riversare la sua carenza di affetto su quelle quattro mura, che ne avevano accompagnato la vita. Ella parlava con la casa, rivolgendosi ad essa come se sui muri fosse stampata l'immagine di persone reali, in grado di risponderle e interloquire. Non si aspettava risposte, e forse non le voleva. Ma a volte, stranamente, esse arrivavano sotto la forma di rumori improvvisi, porte che si chiudevano da sole, o piu' semplicemente scricchiolii all'interno delle pareti o dei soffitti. La casa , un piccolo villino sviluppato su di un piano, sorgeva in un quartiere periferico, ed era circondata da altre case e cassette, i cui abitanti, sapendo che Maria era rimasta completamente sola, andavano spesso a bussare al "villino della vecchia signora".Cercavano consigli, qualche pettegolezzo, le previsioni del tempo basate sui reumatismi della padrona di casa,e qualche "antica" e ormai introvabile ricetta, che la nostra Maria, cuoca impareggiabile, dava volentieri . A dir la verita' anche i vicini, a volte, avevano captato gli strani sussulti della casa mentre parlavano con la donna in salotto. Alcuni "creduloni" addebitavano il tutto agli "spiriti infestanti la casa", in particolare quello del marito della signora Maria . Altri , piu' prosaicamente, consigliavano a Maria qualche controllo sulle strutture portanti del villino. Ma quella, niente, rifiutando l'idea dei fantasmi o della casa da ristrutturare, se la rideva di tutti i consigli e le ipotesi, continuando a nutrire una illimitata fiducia in "quelle quattro mura", lasciatele con una pensioncina dal defunto, che ormai erano divenute l'unico scopo della sua vita.

Una sera in cui la nostra Maria era particolarmente in ansia a causa del caldo e dei reumatismi, alle costanti domande sul perche' e come e quando, sarebbero finite tutti quei tormenti, la casa le rispose con un sussulto piu' forte del solito.La donna di aggrappo' immediatamente ad una sedia, stupita per la risposta violenta della sua interlocutrice di sempre, ma un altro sussulto, questa volta ondulatorio, e uno strano ondeggiare delle pareti, le fecero capire che c'era qualcosa di strano, e istintivamente si precipito' in strada . Appena in tempo per vedersi crollare l'adorata casa sotto gli occhi e quasi ai piedi. Lo spettacolo di quel crollo era per lei talmente terrificante, che non si rese conto di tutti gli altri vicini in strada, che come lei, ai primi tentennamenti delle loro abitazioni, dovuti ad una scossa di terremoto, si erano precipitate all'aperto. Passata la paura per quell'evento, tutti constatarono che, grazie al rispetto delle norme antisismiche, le case della zona erano rimaste in piedi . Tutte, tranne quella della signora Maria, che, inebetita, rimaneva li' ad osservare lo scempio fatto dal terremoto del suo unico e adorato bene ed affetto.Gli altri le si avvicinarono e cercarono di consolarla, di farle coraggio, qualcuno se la porto' a casa dicendole che per il momento sarebbe stata ospite di tutto il vicinato.

Erano passati due mesi da questi drammatici eventi,e la signora Maria ora si trovava in una casa di riposo per anziani. Ella, assistita e coccolata dalle infermiere, a cui distribuiva consigli e ricette, continuava a rimpiangere e sognare le chiacchierate e le belle giornate trascorse in compagnia della vecchia casa. Ma era anche consapevole che ormai quella era ridotta ad un cumulo irrimediabile di macerie.Un mattino in cui Maria era di cattivo umore, ricevette la visita di un uomo, che qualificatosi come un agente immobiliare, le propose la vendita delle macerie del suo villino, e del grosso pezzo di terra su cui esse poggiavano.Maria lo scaccio', ma quello torno' piu' volte, offrendole sempre una cifra in denaro, non eccessiva ma interessante"Per una signora che ormai non aveva piu' da aspettarsi molto dalla vita". Anche le sue amiche infermiere le consigliavano di accettare la proposta dell'immobiliarista, ma lei niente. Ma, in una notte in cui il ricordo della casa non la lasciava dormire, le venne un'idea.Alla successiva visita dell'uomo gli disse:"Giovanotto, io non vendero' mai la mia terra per la cifra che lei mi propone. Piuttosto potremmo fare uno scambio conveniente anche per lei che vuole il mio pezzo di terra per costruirci uno stupido centro commerciale."Ella espose la sua idea, che dopo qualche ulteriore "aggiustamento" venne accettata.

Passo' un po' di tempo, e sul terreno della signora Maria venne costruito un iper-super-modernissimo centro commerciale a forma di torre. Una bella torre dalle forme avveniristiche, e dalle pareti composte da pannelli solari e da grandi finestroni di vetro brunato, che si sviluppava in altezza, e che, inutile dirlo, divenne la gioia e il passatempo degli ex vicini della nostra Maria.Ma in cima alla torre, proprio sulla punta, molto in alto, a voler guardare bene, si distingueva una casa o meglio un villino, fatto con vecchi mattoni in stile chiaramente liberty, dalle cui finestre, a volte, si vedeva una vecchia signora intenta a dar da mangiare ai piccioni, o ad osservare tra i colori ambrati del sole al tramonto, il volo querrulo delle rondini, e i giri concentrici dei gabbiani alla ricerca di facili prede.Talvolta, nei rari giorni in cui il mega store era chiuso, era anche possibile ascoltare la voce di una donna anziana che diceva: "E si,un luogo per viverci bisogna anche saperselo conquistare, se poi si deve mercanteggiare, pazienza, l'importante e' riuscire…" E stranamente si potevano, a quelle parole, udire scricchiolii di assenso prevenire sia dalla torre, sia da quelle vecchie mura vicino al cielo, in cima al modernissimo centro commerciale

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