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Pubblico ludibrio(2006)

di Davide Morelli
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Pubblicato il 15/07/2014 17:46:37

PUBBLICO LUDIBRIO(2006)

 

 N.B: nel regno dell'inconscio

 

 

1

Essere come una pianta,

che ha fame di sole.

Essere come una pianta

che, per crescere,

deve essere abitata dalla luce.

E invece abitare pensieri,

che non giungono nemmeno

all'ombra delle cose.

 

2

Di te luna stasera

qualche labile traccia.

Stasera sei quasi una comparsa.

Sei quasi l'ogiva 

di un volto evanescente.

Il tuo riflesso argenteo

benedice l'amalgama 

di corpi innamorati

e l'amare senza amore.

 

3

Una nebulosa di associazioni mentali,

frammenti di identità alla deriva;

oscillano gli opposti

e in qualche decimo di secondo

ecco il tutto indistinto

e il paesaggio si eclissa,

gli snodi dei rami nel cortile 

non ritagliano più spazi marginali di cielo,

non pregano più questo cielo gravido di nubi.

Rimangono le pulsazioni di questo mondo

e l'implicito, il rimosso, l'omesso

ci liberano dallo sguardo della natura.

 

4

Non so se il mio volto

ha una sua ontologia.

Non so se ogni mio gesto

è una pura tautologia.

Non so se le tue labbra

hanno la stessa consistenza

di frasi di circostanza,

pronte ad ogni evenienza.

Non so se ogni mio viaggio

è un viaggio iniziatico.

So che all'improvviso

dell'ordinario si può liberare

il magma dell'epifania.

So che la mia mente 

è fatta di spazi bianchi

e di reminiscenze.

So che approdare alla verità umana

significa includere anche,

oltre alle grammatiche provvisorie

ed alle costruzioni logiche della mente

il prerazionale e ciò che è viscerale.

 

5

Una donna con la sporta della spesa,

che aspetta l'autobus ed osserva

rami spogli e contorti;

un uomo assorto nei suoi pensieri;

tre adolescenti e le loro risate,

che risuonano nella piazza.

Si intrecciano passi frettolosi,

si incrociano sguardi curiosi

nella piazza assolata.

Simboli di vita e segnali di morte

coesistono nel cuore della piazza.

Ma a dire il vero la maggior parte

delle volte accadono cose di poco conto

(cose così insignificanti che 

nessuno le nota nel cuore della piazza).

Qualcuno raramente resta in attesa

di una rivelazione o di una piccola rinascita.

 

6

Le tue molliche di pane da donare ai pettirossi. 

Vociferano le fratte ed ogni invettiva alle stelle

ha una caverna smisurata, un voto latente

all'odio delle cose eterne. E se di una biografia

fossero importanti i trucioli e le pagliuzze?

I sepolcri dei millenni hanno sempre 

il solito antico epitaffio, che sentenzia 

insano sugli angeli caduti.

 

7

La passione del fabulatore si perde

tra le usanze delle ombre. 

Incuneati tra le pieghe dei rapporti sociali

e strappa la corteccia del chiacchiericcio

e delle moine. Frasi come fiori di carta.

Bruciale. L'ingranaggio impazzisce.

Vertigine di una voragine, che si avvita

su se stessa. L'inferno è questo essere

complici della commiserazione. 

 

8

Piove sul becco di un usignolo e sugli appuntamenti

di lavoro. La solitudine di quella donna con la sporta

della spesa non cova segreti incommensurabili,

ma un amaro sorteggio. Non credo sia didascalico

questo discostarsi da un paesaggio monotono,

che disubbidisce per ogni fibra e ad ogni lato

alle labbra asserragliate della luna.

 

9

Le ore sono fatte di silenzi e di parole. Le ore,

salvo alcune eccezioni, cadono nel vuoto.

I giorni, salvo alcune eccezioni, sono irriscattabili. 

Ogni silenzio ha i suoi codici e le sue valenze.

Se ti chiudi in un silenzio i tuoi pensieri

volgono all'assurdo. La solitudine rientra nell'aleatorio.

 

10

Tra l'incudine e il martello, tra l'ozio irrorato

ed un torello vengono ricostruite pezzo dopo pezzo

le giunture della dialettica padrone-servo.

I cardini dell'ordine costituito non contemplano

le contingenze e le concause. Sentinelle sempre vigili

non sanno delle tue emicranie e del male votato

a cancellare da sempre la gioia.

 

11

Essere per lo più... se l'essere non è stato violato

o se ha fatto testamento a quel gatto randagio per esempio...

no..non credo che sarebbe uno scempio, perché è chiaro

che incartocciarsi su se stessi non significa che uccidersi

involontariamente (dato che la vera intenzione era inscenare 

un finto suicidio). Se tu pensi che sapere di vento una sola 

sera, conciliarsi con uno spiraglio di cielo, battezzare un'eclissi

sia un collante per tutti gli uomini...io non voglio più ispessire

le mie vene del collo, mi metterò in disparte ed ammirerò 

l'amoralità degli istinti e l'immoralità dei rischi calcolati.

 

12

La parabola dell'inespresso sosta su nuove soglie. 

Niente le è precluso. Si accorda all'unisono con qualsivoglia

altrove. La dimora dell'identità è questo dare forma 

all'astrazione informe. L'origine va ricercata in queste connotazioni

di luce, che albergano sui ponteggi delle impalcature degli edifici

di fronte. E di nuovo il canto labile della città, grumo inscindibile

di noia e di alterità.

 

13

Che cosa abbiamo noi del mattino? Solo un presagio.

E della notte che cosa abbiamo? Solo una postilla.

 

 

14

Quell'Inverno alzò la sua voce per giorni con la neve

sulle strade e sui tetti. Se scavassimo nel sottosuolo 

non troveremo nessun sostrato: solo elementi spuri di nessun conto.

Intanto il vociare dei ragazzi fuori riempie intervalli di vuoto.

 

15

Frasche, tralci, collo non lasciano traccia. Goccia dopo goccia,

foglia dopo foglia, strato su strato echi e rimandi della natura

creano nella mia dissoluzione un senso incompiuto.

 

 

16

Questo dilungarsi con gli sguardi sull'arbitrio dell'abitudine,

questo dimenarsi dei soliti numeri sulla punta della lingua

(dopo aver spremuto nel bicchiere dieci gocce di limone).

 

17

Il mio volto, che lotta con la luce, è un insieme di linee

disarmoniche, disegno di traiettorie abituali,

per il repertorio delle espressioni facciali.

 

18

Tu mi dici amica: fisime, spasimi.

Declini malamente verbi ed inviti. Dici che solo i chiodi

restano confitti nella mente. Parti da un punto qualsiasi

della superficie. Aumenti l'intensità. Perdi lo sfondo.

Ti misuri con il fondo più fondo. Ma le cantine della psiche

sono abominevoli scannatoi.

 

 

19

Un mio amico becchino mi racconta che ogni volta

deve correggere le posture e riassestare i volti dei cadaveri.

Nella peggiore delle ipotesi la sequenza dei miei respiri

è screziata dai colori lividi del tramonto.

 

 

20 

La resa è mia, non del mondo. La resa è mia, come una medusa

liquefatta sulla spiaggia. Il semicerchio dell'orizzonte abbraccia

i canneti e gli alberi. Clivi, poggi, ulivi sono costanti del paesaggio

toscano. Li introietti giorno dopo giorno. Ti entrano dentro la pelle

come iniezioni sottocutanee. La resa è imminente.

 

21

Chi esiste pienamente se non le rose?

Se non l'edera attorcigliata al muro?

Se non il cane che mi lecca la mano?

 

 

22

Accendo la televisione. Mi metto sul letto. Il cuscino dietro la schiena.

Assaggio il retrogusto amaro di opinionisti dell'ultima ora. 

 

 

23

Ogni effluvio di fiori è un'esortazione al sottinteso, un volgersi

al raccoglimento della forma in sè.

 

24

Si contraggono i lineamenti. Si perdono i basamenti. La forza

centrifuga ha la meglio per un indeterminato intervallo di tempo.

 

 

25

Uno stormo squarcia i drappeggi color porpora del tramonto.

Il cielo è sempre lo stesso che ha visto piangere le pietre tagliate

dal vento. Le peripezie del tempo sono ferme 

all'ingresso dell'assurdo.

 

 

26

La fotosintesi non crede alle sottigliezze di noi bipedi. 

I simboli non sono che ectoplasmi del reale.

La notte ha cento iridi per scrutare gli amplessi

e gli attimi dei nuovi concepimenti.

 

27

Le lucciole non sono che spiccioli di luce.

Esequie di nuvole istoriate dalla luce lunare.

L'antimateria costruisce nuove protesi

alla mente universale.

 

 

28

Le mie parole abitano il nulla.

Svelano le falsità di una verità sempre meno umana.

Tutte le imprecazioni finiscono in cielo. 

Tu scoperchi fondamenta instabili e poi cambi argomento,

chiedendoti se la fiducia e la libertà vanno conquistate 

o sono diritti inalienabili.

 

 

29

Dal brodo prebiotico alle sinapsi chimiche...

dagli acidi nucleici all'uomo......vita, sei stata semplice protoplasma,

che andava per tentativi ed errori con i suoi pseudopodi. 

Ma il codice genetico è una propaggine miracolosa e ora 

stiamo qui a chiederai se l'universo è chiuso o aperto.

 

30

Dice la filosofia di non moltiplicare gli enti e che niente è

nell'intelletto che non sia stato nei sensi. Per me solo la pioggia

lava i peccati della terra. Il rischiaramento avviene raramente

guardando un ciuffo d'erba incastonato tra le mura. 

 

 

31

È lampante che ogni suicida invecchia di venti anni la sua levatrice,

bestemmia i non nati e le gocce evaporate di rugiada. 

Ogni suicida è stato sopraffatto da tutti i gesti inutili compiuti

nell'arco della sua vita.

 

 

32

Mettiamo al riparo ogni fiore di campo, ogni bava di lumaca,

ogni scorza di salice, ogni frullare di ali. La pioggia diventa 

un ritmo sincopato.

 

33

Se è vero che il sole parla raramente agli oggetti dei solai,

è altrettanto vero che indora rovi e fossi.

 

34

Uomini specchiatevi nel vostro passato remoto, quando il sangue

fecondava la terra e le semine e i raccolti scandivano la vita. Uomini

specchiatevi nel vostro passato remoto quando i giovani morivano

in guerra e le donne morivano di parto.

 

 

35

Non saranno l'imperativo categorico, il noumeno, il cielo

stellato a salvarci la psiche, ma il peso specifico di parole

che fanno ginnastica e la convalescenza di sensi slogati.

 

 

36

Se la luce del cielo ha vaste risonanze con le radici annodate

ed i rizomi allora scrivendo possiamo registrare gli ultrasuoni

della parte più atavica di noi stessi.

 

37

L'acqua diviene metafisica se si pensa alla placenta, che naviga 

nel liquido amniotico. L'acqua è anche regressione: 

ritorno nel ventre. È rinnovamento, che azzera ogni rovello

e fortifica l'ossatura dell'onirico.

 

 

38

È tutto terribilmente normale quando la mente ti trasporta altrove

ed una pantomima diviene il fulcro della finzione scenica.

Tutto terribilmente normale e mentre passi li senti conversare

e sanno già scegliere tra il petrolio del medio oriente o 

per l'idrogeno islandese.

 

39

La luce ha un paradigma, il cui assunto è l'enigma.

Strisce di sole in percussione. Luce inviolata, trasognata, pura,

già purificata !!! Noi siamo solo una mistura di codici 

e di soma. Siamo solo circonvoluzioni attivate dagli zuccheri.

Solo la luce è pura.

 

 

40 

Io sono una nullità,  ma l'ornato di corolle mi rende

ancora capace di peccare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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