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Frammenti eterogenei:

di Davide Morelli
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Pubblicato il 08/10/2016 15:03:40

Frammenti eterogenei:


Sono Scirocco su aranci e limoni.
Sono in prima fila alle processioni.
Sono sempre temuti e rispettati.
Sono sempre più uomini d'affari.
Sono disposti a tutto per la famiglia.
Sono ormai degli eroi negativi.
Sono ruote dentate del sistema.
Sono false identità alla frontiera.
Sono il possesso illegale d'armi.
Sono il cemento depotenziato.
Sono la lupara. Sono il tritolo.
Sono l'intimidazione e l'estorsione.
Sono una voragine nel cielo.
Sono il silenzio, che regna sovrano.
Odiano pentiti e testimoni.
Odiano giudici e giornalisti.
Hanno prestanome incensurati.
Mantengono le famiglie dei carcerati.
Risolvono pure le controversie.
Gestiscono ospedali e ospizi.
Ridono quando vengono arrestati.
Comandano anche dalla prigione
o latitanti dalle loro tane.
Sanno impastare il sangue con la terra.
Credono ciecamente nei santi,
ma anche nel codice cavalleresco.
Sono dappertutto. Sono ovunque.
La paura chiude occhi e bocche.
La società civile è inerme.
L'opinione pubblica non esiste.
Le mafie compenetrano lo Stato.
Questa è una guerra secolare,
ma qui quasi tutti parlano d'altro.
Sono pochi i sopravvissuti
e molti i morti e gli scomparsi.
Agnello di Dio abbi pietà
di quei corpi freddi e immobili
e fa che di loro resti memoria.
Da sottoterra invocano giustizia
(beato chi crede nella vita eterna).
Signore dei fucili d'assalto
fa che i nostri posteri distruggano
questa immensa muraglia di silenzio
e una cultura che sa di morte.
Dio dei sicari e dei mandanti
fa che finisca questa mattanza.
Nostro Signore degli impuniti
risparmia gli innocenti dal male,
fa che siano luce nelle tenebre.
Fa che possano crescere liberi,
fa che diventino uomini giusti
e possano fare nomi e cognomi,
senza essere santi o eroi.

 


Trovassi lavoro avrei più decoro e forse una donna.
Invece annaspo tra le cose e con le persone
(questa assurda contrazione e dilatazione dell'io).
Qui ogni scadenza è inderogabile,
l'invisibile è indecifrabile
e l'imponderabile diviene sempre ineluttabile.
Qui le verità sono molte e tutte provvisorie.
Uccido in fondo ai fossi i chiari di luna,
mentre voi ricercate un senso ed eludete il nonsenso.
Io faccio gli sberleffi a un nemico così generico,
che è impossibile da combattere
(non faccio che ripetermi che è la legge del tutto o nulla:
gli stimoli restano al di sotto della soglia).
Il mio pauperismo non è frutto di una scelta o di un'ideologia.
Non sono un venduto, semplicemente perché
non mi hanno mai voluto.
Lascerò il mondo senza aver lasciato figli.
Nessuna obiezione sulla ritenzione del seme.
Ho già scritto la dichiarazione di declino
della responsabilità dei miei gesti:
troppe variabili aleatorie
(ma non voglio fare un rendiconto dettagliato).
Ho passato una vita a capire
che non avevo niente da dire
e nonostante questo volevo persone
che mi stessero a sentire.
Tra i miei ricordi non c'è priorità:
cambiando l'ordine degli addendi
la somma non cambia.
La mia mente è un vuoto a rendere.
Invidio chi si sente speciale
e lo scuso perché per vivere bisogna mentire a se stessi.
Sognate pure Shangri-La,
ma ogni mondo finisce con un pugno di polvere.
La morte è un segreto inviolabile. Amen.


Scusa non chiesta, accusa manifesta.
Poi mi narrasti erotiche festa.
Soltanto agli altri ti donavi,
mentre difronte a me recalcitravi.
La vita per te era una festa.
Non ritornavi mai a casa mesta.
Imperterrita ti ubriacavi
e poi mi collocavi tra gli ignavi.
Sono passati anni e malanni.
Forse non insegui più l'effimero.
Io patisco i soliti inganni.
Ormai non azzanni. Non fai più danni.
Adesso non ricerco più il vero
e non mi importa dei tuoi affanni.


Mi difendevo dalle tue offese
con silenzi eloquenti e ostinati.
Tu mi attaccavi a più riprese;
gli strali a me erano sempre destinati.
Entrambi eravamo parti lese.
Eravamo sogni procrastinati,
ascese intervallate dalle attese.
Ora calcoli e elabori i dati.
Sei madre e moglie morigerata.
Non hai tempo per gli amanti di ieri.
Ora sei perfettamente integrata.
Ma ti preferivo disadattata
quando il tuo pensiero era in fieri,
anche se allora non ci sei mai stata.

 

Ho visto tutto da una feritoia.
Ho vissuto nel disordine apparente.
Sono morto mille volte di noia
prima che me ne vada totalmente.
Io ho mischiato cielo e terra.
Non mi sono mai davvero redento.
Ho perso ogni battaglia di ogni guerra.
Mi sono sempre salvato a stento.
La mattina canticchio un motivetto
perchè il silenzio non è dei vivi.
Mi sento più oggetto che soggetto.
Sono da sempre un essere abietto,
sopraffatto dagli interrogativi.
Alle parole tolgo il belletto....


Nel niente l'esistito e l'esistente?
Tutto cadrà nel vuoto alla fine?
È una vessata questione insistente
(spero in un rilascio di endorfine).
C'è l'obsolescenza programmata
anche per noi poveri esseri umani
(pagare la rata, segnare una data,
sperare sempre di essere sani).
Vivere, ovvero sporcarsi l'animo,
ci renderà alla fine più saggi
e con noi Lui sarà più magnanimo?
O meglio finire con malanimo?
Cessare ora tutti i viaggi,
sperando nel giudizio equanimo?


La vita è una sequenza di gesti,
di frasi fatte, di luoghi comuni.
Viviamo di automatismi mesti:
alla quotidianeità già immuni.
Voglio pensare al sistema solare
ed invece consigli per gli acquisti.
Voglio respirare e camminare
e non pensare più ai passatisti.
Credo nella mente universale.
Mi sento osservato e osservatore
di questa entità non materiale.
Aspetto una svolta epocale.
Ma della coscienza siamo all'albore
e per ora regna sempre il male.


Percepiamo dalla culla alla tomba
odori, suoni, sapori e colori
finchè Qualcuno il cielo piomba
e finiscono incontri e dolori.
Tutti gli anni vissuti ( albe e tramonti),
tutta la vita, in un istante solo.
Forse con Qualcuno faremo i conti.
Ognuno reciterà il suo ruolo.
Per ora ci godiamo la stagione.
Niente lascia presupporre la fine.
Per ora non si pone la questione.
Dell'Estate intoniamo il tormentone,
facendo le smorfie alle beghine
e a qualche tricheco bacchettone.


Io non so che simboleggia una rosa.
Non so neanche chi sono davvero.
Non so cosa vuole dirmi ogni cosa.
Non so chi sono, chi sarò, chi ero.
Dove mai finisce l'identità?
Dove invece inizia l'essenza?
Nessuno sa davvero la verità
o non la dice mai per reticenza.
La vita ha le sue zone morte:
ore sprecate, gettate nel nulla.
Ma la vita ha anche molte porte.
Non si sa che ci riserva la sorte.
La fortuna è un'eterna fanciulla,
che non si lascia mai fare la corte.

 

È un nodo impossibile da sciogliere,
nonostante mestiere e esercizio.
Sono istanti rari che può cogliere
solo chi non è avvezzo ma novizio.
Non ci vogliono le metafisiche.
Ci vuole una felice intuizione
per carpire immagini mitiche
e per giungere ad una agnizione.
Ma non ci sono molte alternative:
vivere o essere fino all'ultimo.
Non ci sono altre fonti sorgive.
Non ci sono analisi comparative.
Io sono sempre stato il penultimo
a trovare parole sbrigative.


Vivo all'insegna del minimalismo
e sono rimasto con l'essenziale.
Me ne frego di ogni altro ismo.
Forse faccio bene o forse male.
Tu continua a sgranare il rosario.
Io non credo più in ciò che credi tu
e passo il tempo a scrivere un diario.
Tu arruffianati pure con chi sta su.
Non ce l'ho davvero con chi dà le carte,
ma quante sono le disuguaglianze
e che caos tra chi viene e chi parte !
Me ne starò qui sempre in disparte,
evitando tutte quante le lagnanze,
amando questo mondo e la sua arte.


Ammiro gli scorci della Toscana
dal finestrino dell'automobile.
Con la Primavera esco dalla tana.
Ora si dilegua ogni nube ignobile.
La strada serpeggia tra le colline.
La brezza carezza i nostri volti.
Sembra che le rose non abbiano spine.
Ma l'infelicità ha più risvolti.
Non basta rasserenare l'anima
per qualche risonanza interiore.
Ci vuole qualche annata magnanima,
che ci accende, ci risveglia e rianima.
Ci vuole un evento: un latore
che rechi il messaggio di una buonanima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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