:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Sei nella sezione Poesia
gli ultimi 15 titoli pubblicati in questa sezione
gestisci le tue pubblicazioni »

Pagina aperta 1342 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Mon May 20 15:29:10 UTC+0200 2024
Moderatore »
se ti autentichi puoi inserire un segnalibro in questa pagina

Goffi versi di un poetastro(2008)

di Davide Morelli
[ biografia | pagina personale | scrivi all'autore ]


[ Raccogli tutte le poesie dell'autore in una sola pagina ]

« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 4 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »




Pubblicato il 16/07/2014 13:25:55

"GOFFI VERSI DI UN POETASTRO"[2008]: 



IL POETASTRO 
E’ perfettamente cosciente 
che dei suoi versi 
non si occuperà nessun italianista, 
che il suo nome non comparirà 
in alcuna storia della letteratura. 
Non saprà mai con esattezza 
stabilire quale istinto o quale filo 
lo conduca alla scrivania o al monitor. 
Disdegna ogni arcaismo, 
spesso cade nel canzonettistico. 
Di tanto in tanto ringrazia il creato 
per questa terapia della parola,
priva di costi e tariffario. 
Spesso se ne sta in disparte, 
schivo e riservato 
in attesa di qualche epifania 
per un nuovo canzoniere. 
Il meglio di sé lo dà quando è depresso 
e si masturba mentalmente sui ricordi. 
In alcuni critici suscita 
sarcasmo, odio ed indignazione;
in altri ilarità, compassione e rassegnazione. 
Ma si dimenticano che le sue parole 
sono esternazioni o pura espressione 
di una sensazione. 
Alcuni snob vorrebbero metterlo alla gogna;
altri ancora per non farlo più scrivere 
vorrebbero tagliarli piedi e mani 
o quantomeno lesionargli l'area di Broca. 
Si dimenticano che senza i suoi versi 
non ci sarebbe alcun termine di paragone: 
nessun grande poeta vive di oscurità propria, 
ma ha bisogno dei chiaroscuri dei poeti minori, 
delle tenebre del poetastro. 

PARMENIDE 
La mente spesso porta a pensare 
a ciò che non è. Così sosteneva 
Parmenide 
nei suoi ventuno frammenti geniali 
ed appena letti pensavo che forse 
non esiste un prima ed un dopo, 
un inizio e una fine, ma tutto 
è Essere, anche se poi non tutto 
l’Essere è rischiarato dalla vita. 

ANCHE LA MORTE SI RIPOSA UN PO’ 
La morte 
si riposa un po’ la Domenica. 
Ferma meno cuori 
e meno meningi 
per le feste. 
Dimostra un po’ di umanità 
almeno in questo. 
Mai però abbassare la guardia; 
lei lavora sempre ininterrottamente. 
Spesso è così brusca 
da non lasciare il tempo 
di una confessione 
o di un epitaffio autografo. 
Lascia agli umani 
la colpa, la pena, la vergogna. 
La sua dimora è la più ospitale, 
accoglie tutti indistintamente. 
Tutti abbiamo paura, 
anche gli epigoni di Epicuro. 
Ma inutile dilungarsi, 
la conoscono tutti, 
anche i viventi, 
almeno per interposta persona. 

PAESAGGIO 
Paesaggio, 
gorgo della visione, 
elogio dell’inconscio, 
abluzione per purificazione. 
Paesaggio, 
che rimani 
immobile e indifferente 
sullo sfondo 
di tutte le esistenze. 
Paesaggio 
quotidiana coazione 
in cui alberga l’assurdo, 
in cui chiudo la mia sillabazione. 

DUE SIMBOLI 
Non è più tempo di vagheggiare. 
Abbiamo bisogno solo di due simboli: 
lo specchio per l’identità e la falce per la sorte. 
Se ogni rintocco non fosse un presagio, 
se il salice non si piegasse alla tempesta, 
se le mille porte socchiuse che ho aperto 
non mi avessero mostrato un misfatto, 
se la luna avesse il volto di una donna 
potrei ancora essere un sognatore senza sogni, 
potrei ridere degli inganni dell’esistenza, 
degli occhi e delle mani che mi daranno la morte. 

L'AVVITAMENTO 
“Ci vuole la stessa filettatura, 
perché avvenga l’avvitamento tra le cose, 
ma forse questa non è un’analogia forzata 
per tutti gli esseri, 
che vivono sotto il firmamento?” 
mi chiedevo, parlando con me stesso 
o con un altro doppio più disincantato, 
che rasentava ancora i muri 
con passo incerto e trafelato. 
Attendevo una risposta, 
forse anche un giudizio sommario: 
avevo gli occhi del testimone, 
l’ansia dell’imputato. 
Ma non ebbi risposta, 
però la corte emise la sentenza 
e venni risarcito 
per ogni mio desiderio inappagato, 
anche se l’inespresso o l’inesprimibile 
regnò incontrastato. 

COSE COSI’ DIMENTICATE 
Rose fiorite 
e baci non dati 
avvolti in un sudario 
di polvere e cenere, 
inchiodati a una croce 
di terra e pietra. 
Chi piangerà sulle nostre tombe? 
Ben presto saremo cose 
così dimenticate 
da sembrare mai esistite. 

L’OMBRA E LA LUNA 
I campi di grano 
chinano le spighe 
all’incedere del vento. 
La pioggia sa di nubi, 
i prati sanno di pioggia. 
Quando cammini 
ti dimentichi 
delle stelle 
della luna 
della tua ombra. 
La tua ombra 
parla alla luna, 
ma la luna 
non ascolta. 

LA LAMPADA E LE FALENE 
Sopraggiunta 
la maturità molti protagonisti 
diventano comparse, pagando 
per tutta l’esistenza quegli errori, 
alcuni invano si ostinano 
ad essere copie o semplici parodie 
di quel che erano in quei giorni. 
Un tempo beffardi all’ombra delle siepi 
o sugli scalini di una chiesa ridevamo spesso. 
Ma quella stagione era più beffarda di noi, 
dispensatrice di effemeridi e delusioni, 
non sciolse nessun nodo 
e non condusse a nessun approdo: 
era la lampada che rischiarava la stanza, 
noi le falene impazzite. 

ZACCHEO 
Nella Bibbia si trova scritto 
che è più facile che un cammello 
passi dalla cruna di un ago 
che un ricco entri in paradiso. 
Ma oggi Zaccheo non ha più bisogno 
di salire sul sicomoro per farsi notare 
e condurre nella sua dimora 
il Cristo; 
così perdura il matrimonio 
tra alta borghesia e porporato, 
tra stato e vaticano, tra fede e denaro. 

LA MOSCA 
“La mosca 
con le sue minuscole 
ali e zampette 
sorvola sulle nostre teste 
e si posa dappertutto. 
Ma grazie 
ai suoi occhi mirifici 
sa più lei di noi 
che noi di lei. 
Con il nostro sistema visivo 
rudimentale noi non sappiamo 
nemmeno riconoscere 
una mosca dall’altra”. 
Così mi disse, 
dopo un drink

uno studioso di scienze naturali 

filosofeggiante. 
Ancora oggi non so 
se fu un’intuizione fulminante 
o se fu frutto di una riflessione estenuante. 

ALTROVE 
“Altrove. 
Tu sai che la luna 
si affaccia anche ad altre stanze, 
che esistono migliaia di piazze assolate. 
Tu qui ed ora sei escluso dalla vita”. 
Altrove. 
Oltre questi prati e questi orti, 
oltre il mormorio del fiume. 
Oltre questa periferia. 
Altrove, come se il nonsense 
non rimanesse spesso 
impigliato alla mia rete. 
Altrove, come se questo cielo 
non fosse un volo di stormi, 
come se l’apprendistato 
non durasse per sempre. 
Altrove, come se i miei giorni 
venissero scoloriti solo da questi luoghi. 

LA CHIOMA DI BERENICE 
Io non sono Callimaco 
e la tua chioma 
non è quella di Berenice. 
Potrai donarla ad Afrodite, 
ma nessun soffio, nessun prodigio 
la tramuterà mai in una costellazione. 
Un tempo era sufficiente una chioma, 
un poeta e un astronomo 
per creare un mito. 
Oggi ci vorrebbero all'opera 
gli imbonitori di tutte le televisioni. 
Poi ogni chioma ha la delicatezza 
d'animo e i versi 
che si merita, così come 
io mi merito questo supplizio. 

ERACLITO 
Quasi tutti i filosofi antichi 
cercavano la causa prima 
della materia negli elementi 
della stessa materia. Eraclito invece 
disse che la natura ama nascondersi 
e antepose a tutto il Logos, 
ma i posteri dormienti 
hanno imparato soltanto 
che non ci si può bagnare 
due volte nello stesso fiume. 
Eraclito- dovunque sia- se la ride, 
ma d’altronde anche il suo linguaggio 
amava nascondersi...nell'oscurità. 

I CAMBIAMENTI E L’ESISTENTE 
C’è chi dice che col tempo 
non si cambi per niente, 
perché ha il fine precipuo 
di voler giustificare 
l’ordine delle cose, 
la gerarchia delle strutture, 
l’esistente. 
C’è invece chi afferma 
che è esclusivamente questione 
di opportunità e di ambiente, 
assume la posa di intellettuale 
(pur ignorando la differenza ontologica 
tra essere ed ente) 
e si arroga il diritto di mistificare 
l’esistente. Un individuo intelligente 
diviene un deficiente 
e un povero sfortunato il delinquente. 
Altri ancora a proprio piacimento 
alterano l’esistente e sostengono 
che certi tratti e certe caratteristiche 
possono mutare, mentre altre restano invariate. 
Ma l’esistente è sfuggente ed irriverente 
e non vuole né giustificazioni, 
né mistificazioni, né alterazioni 
che lo cataloghino per sempre freddamente. 

IL FALO' 
Dicono che fosse un poeta, 
ma non lasciò traccia. 
Fece un falò delle sue opere, 
perché odiava il mondo: 
non volle fama postuma. 
Preferì morire due volte 
che una volta sola. 
Coloro a cui lesse le sue cose 
sono morti. 
Chissà forse rimane ancora qualcosa 
delle sue parole nell’aria o 
qualcosa di lui in noi. 

ARONNE 
Si chiamava Aronne 
ed era un maestro di piano francese. 
Diceva alla gente del paese: 
"un giorno di qui passerà la guerra. 
Che futuro avranno mai questi bambini, 
che giocano nei cortili?" 
Nessuno gli rideva in faccia per rispetto, 
ma quando si assentava tutti si dicevano: 
"Ha fatto come Don Chisciotte. 
a leggere troppi libri si impazzisce". 
Ma qualche anno dopo 
ascoltando la radio, 
capirono che aveva ragione. 
E quei bambini 
invece di giocare nei cortili 
iniziarono a giocare nei rifugi, 
scavati negli argini e nei poggi. 

IL CRINALE 
Non tutti i segni di vita 
divengono tracce indelebili. 
Si perdono nel niente 
una fiamma tremula nella notte, 
le luci di lampioni che oscillano al vento, 
gli squarci di campagna 
visti dal finestrino di un treno, 
l’immagine del proprio volto 
riflesso nella pozzanghera, 
la forma delle nuvole, 
certe figure di donna 
che attraversano la piazza. 
Trova asilo nella mente solo 
ciò che è rimasto confitto nell’animo. 
La sorgente del molteplice 
è inesauribile. 
Il divenire poi è il crinale 
che unisce l’essere e il nulla. 

COME LE TORTORE 
Poche sillabe chiosano 
le pagine del tempo. 
Orologi e calendari testimoniano 
appuntamenti mancati 
e occasioni perdute. 
Il presente 
ci fornisce gli alibi 
e le recriminazioni 
per il passato. 
Abbiamo imparato 
a collocarci ai margini 
di ogni spazio da riempire. 
Siamo come le tortore, 
che sorvolano ogni ramo e ogni stelo, 
oltrepassano il canneto 
e placano la sete 
nell’acqua putrida del fiume. 
Ma a differenza di noi non sanno 
che si nutrono di ciò che darà loro la morte. 

L’EFFIMERO E LA RAGIONE 
Perché chiedete misericordia ed equità? 
Non sapete della nostra insensatezza? 
Siamo intrisi della follia di quest’epoca, 
sorreggiamo il peso della storia del mondo. 
L’effimero custodisce i postulati e gli assiomi 
del nulla, la ragione elargisce ossimori ed antinomie 
per noi ed anche per voi, 
che non conoscemmo e che non conosceste 
la disperazione di Giobbe. 
Se scendessero gli angeli non sapremmo 
e non sapreste distinguerli dai corvi. 
I non ancora nati e i defunti 
sorridono di noi dall’alto 
della loro condizione immateriale. 

COMPAGNA DI VIAGGIO 
Mi stavi dinnanzi 
nello stesso scompartimento. 
Feci finta di non riconoscerti. 
Tu ricambiasti e fingemmo 
di ignorarci reciprocamente. 
A distanza di anni ancora 
il mio silenzio era una sconfitta, 
il tuo invece un trionfo. 
Sapevamo entrambi 
che proferire anche una parola 
sarebbe stata pura convenzione, 
banale finzione. 
Tu leggevi un romanzo 
con aria annoiata, 
solfeggiavi gli istanti 
con indifferenza. 
Io a tratti guardavo fuori dal finestrino 
le colline indorate dal sole primaverile, 
a tratti invece fingevo di dormire. 
Non era l’imbarazzo di due estranei, 
di due compagni occasionali di viaggio, 
ma di due destini che brevemente 
sembrarono diventare una stessa storia. 
E’ un ricordo come tanti di un viaggio 
qualsiasi di un giorno come altri. 
I ricordi poi non valgono alcunché 
se non sono condivisi almeno 
da due memorie. 

LA TANA 
Il mio corpo si nutre di cose, 
il mio animo di umori altalenanti, 
la mia mente di assenze. 
La gioia è un ospite raro ed inatteso. 
I pensieri di ieri raramente 
divengono solchi nella memoria. 
Voi varcate pure ogni soglia, 
ma la vostra conoscenza 
è solo un inutile conforto. 
Volgete pure il vostro sguardo 
all’infinito troverete il nulla, 
volgete pure il vostro sguardo 
al nulla troverete l’infinito. 
E voi altri….la fede che ostentate 
è solo paura del giudizio 
di colui ci osserva 
senza essere visto, 
di colui che dicono 
regga il regno dell’invisibile. 
Sono stato per migliaia di istanti 
in precario equilibrio 
su questo terreno accidentato 
in attesa di un evento: 
una quisquiglia , 
che per me sarebbe stata 
un piccolo miracolo, 
da parte della natura, 
delle cose 
o di chi mi viveva attorno. 
Ora ciò che credete una gabbia 
non è altro che la tana 
per il mio inverno. 

LE DINAMICHE DEL DESIDERIO 
Se la solitudine ti opprime 
ricordati 
che le dinamiche del desiderio 
sono senza senso. 
I più scelgono 
non per affinità elettive, 
ma un volto tra i volti, 
un corpo tra i corpi, 
un sesso tra i sessi. 
Nient’altro che questo. 
L’eros ha leggi arcane, 
che non sono governate 
da alcun nesso logico. 
Anche le donne che scelgono 
il consorte per interesse, 
dopo un’accurata analisi costi/benefici, 
si scelgono come amante 
un volto tra i volti, un corpo tra i corpi. 
All’inizio quel che chiamano amore 
è uno sguardo, un balbettio, un rossore. 
Poi l’usura del tempo fa il resto 
e le storie d’amore spesso 
divengono vincoli indissolubili 
di noia ed abitudine. 
I più ignorano o fingono di ignorare 
che ogni nuovo nato è frutto spesso 
non di una scelta consapevole, 
ma dell’aleatorio e dell’assurdo. 
Forse vivono meglio, 
ingannandosi o dimenticando 
che siamo prede dell’irrazionale. 
Solo la natura sceglie veramente. 
Nient’altro che questo. 

COSE TRA LE COSE 
Puoi giocare con il paesaggio, 
il cielo e l’orizzonte ad libitum. 
Non scaturirà nessun prodigio 
nei secoli dei secoli. 
Metti pure tra parentesi l’eternità e il niente. 
Non siamo fatti per questo, 
ma per essere ormai cose tra le cose, 
parole logore tra parole logore. 
Ignora varianti di stagioni, vie e profili. 
Ignora la lungimiranza del depresso, 
la mesta estraneità del solitario, 
che vaga per strade e piazze 
senza che nessuno lo chiami per nome. 
Ignora di essere sospesa tra radici e confini. 
Ignora che chi genera 
è anche colui che distrugge, 
se esiste. Forse vivrai pienamente, 
forse ugualmente non ti resterà 
che qualche istante tra tutti quelli da rottamare. 
Forse non ti resterà che la consolazione 
delle ombre, qualche associazione 
di idee e questi miei goffi versi liberi. 

IL GRIMALDELLO 
Li trovi in comitiva dentro ad un bar 
a ridere e a sorseggiare un aperitivo, 
dose omeopatica del loro quotidiano. 
Nella testa qualche refrain di successo. 
Le loro parole non hanno inizio né fine, 
non giungono mai ad un binario morto. 
Rispondono con sicumera ad ogni domanda. 
Le loro sentenze dissipano i dubbi all’intera comunità. 
Cosa importa se il pettegolezzo diviene 
calunnia, la calunnia diffamazione, 
la diffamazione verità incontrovertibile? 
Amano la penombra, odiano essere messi in controluce. 
Disseminano indizi delle loro malignità, 
ma evitano sempre di lasciare prove certe. 
Dicono di possedere il grimaldello 
per entrare nelle vite private altrui. 
Agiscono in modo discreto, ma riescono 
sempre a portare a termine il lavoro. 
Quando si imbattono in una loro vittima 
sanno perfettamente glissare su certi tasti. 
Invecchiano tra ilarità e luoghi comuni. 
Rovinano vite altrui da onesti incensurati. 
La chiesa è sempre gremita ai loro funerali. 

TRA QUALCHE ANNO 
Se ci sarò ancora 
tra qualche anno dirò 
che i miei anni trascorsero 
tra invettive e invocazioni, 
tra sberleffi e compensazioni. 
Dirò che le mie parole furono 
quando esuli e quando straniere. 
Gli altri sorrideranno 
e penseranno che sono pazzo. 
Allora non saprò più niente di te, 
nè tu di me. 
Chissà se il Fato ti farà ancora entrare 
ed uscire da storie anonime? 
Ma tu che dirai? Tu che sei stata 
più volte eterna e in bilico 
tra il vissuto e il trasognato, 
tra il reale e il trasfigurato, 
tra il poco detto e il molto pensato, 
tra il poco saputo e il molto ignorato? 

L'OBLIO 
Ci accorgiamo forse 
dei fili d’erba che crescono, 
dell’edera 
che si attorciglia e si abbarbica, 
di nuove infiorescenze 
o della linfa che scorre? 
Sonnambuli o automi 
del tutto perdiamo facilmente 
la trama e l’ordito, 
inconsapevolmente 
affiliamo la scure, 
inconsapevolmente 
la rivolgiamo alla razza umana, 
ma anche la nostra barbarie 
è destinata all’oblio. 

TRA TERRA E CIELO 
Tra terra e cielo 
aria e sangue 
impulsi nervosi, palpiti, 
conversazioni, azioni, 
bisogni, pulsioni, 
le istanze della carne 
e della psiche, 
ansia di assoluto, 
nascita e morte, 
e le stelle 
che danno meraviglia 
e sgomento, e il loro pulsare 
eterno, sguardo di avvoltoi 
sopra le nostre carcasse. 
Tra terra e cielo 
noi siamo tutto questo, 
più o meno 
e tralasciando certi dettagli marginali, 
nel nostro cammino incerto. 

CHI RESTA E CHI VA 
Dopo aver conosciuto 
luci di mille città 
e mille passi di donne 
potresti ripresentarti, 
autentico cittadino del mondo, 
sotto mentite spoglie. 
Ma saprebbero davvero 
riconoscerti? 
Avresti le vibrisse 
per orientarti? 
Con buona pace degli hegeliani 
non è automatico che chi esce 
fuori di sè ritorni in sè. 
Il tuo desiderio è interdetto. 
La porta d'ingresso per te 
rimane invalicabile. 
Sei in mezzo a chi resta 
e a chi va. 
Sei sospeso sulla soglia. 
Intanto il tramonto 
continua a sigillare il giorno, 
i bambini continuano 
a tagliare le code dei ramarri 
o a far rimbalzare i sassi nel fiume. 

MEGLIO NON DIRE 
La mia terra è 
questi campi di girasoli, 
che rivolgono i capolini 
al sole. La mia terra è 
tutta un alternarsi 
di luci ed ombre 
tra le chiome dei pini, 
tra le cime dei cipressi, 
tra i vigneti e gli uliveti. 
Ma non tutto qui è 
un idillio bucolico… 
meglio non dire…. 
mi avvalgo delle facoltà 
di soprassedere e di tacere, 
mentre molti fingono 
di non vedere. 

QUELLO CHE AVEVO DA DIRTI 
Le tue parole 
tra il didascalico e il sentenzioso. 
Continuavi a ripetermi ironicamente: 
“Vogliono salvarsi l’anima, 
ma non riusciranno nemmeno 
a salvarsi la psiche”. 
Il mio sguardo incontrava 
il tramonto e tutto quello che avevo 
da dirti se ne andò in esilio nell’universo 
della farneticazione. 
Ora non sei che un’immagine tremula 
nell’acqua smossa dal vento. 

NIENTE DI PIU' 
Immagini e slogan da metabolizzare 
ad ogni ora. Immagini e slogan, 
che persuadono, suggestionano, 
obnubilano, occultano. La parola 
autentica non può che essere esortativa. 
Niente di più. 
Il mondo è dati e numeri, 
identità in frantumi, 
nostalgia senza più memoria, 
regole prive di valori, 
denaro per consumare 
e metafisica del corpo. 
Le idee sono cadaveri putrescenti. 
Tutto per essere veritiero 
deve necessariamente ricondursi 
ad un orgasmo: finalità, repressione, 
sublimazione o semplice allusione. 
Il noi si fa singolare: 
dalla solitudine nella folla 
alla solitudine nella coppia. 
L’io è sempre più plurale. 

DUE MONDI SEPARATI 
A te mi rivolgo 
corpo assopito 
sul letto disfatto; 
a te mi rivolgo, 
al significante 
delle tue cellule, 
al frullo d’ali, 
allo zirlo del tordo, 
allo scorrere della clessidra 
e alla calce. 
Ti dissi un tempo 
che il nostro nemico era 
l’inconsistenza, 
che nel mio dizionario 
era sinonimo di inesistenza. 
Tu ridesti di me e rispondesti 
che il mio vocabolario 
era fatto solo di linguaggio privato. 
Tu sei ciò che hai sfiorato 
senza cogliere ed anche ciò 
che hai colto senza accorgertene. 
Con il tempo scoprirai che 
non sono due mondi separati, 
che non esiste una linea di demarcazione 
tra il lavorio inutile e la fulminea intuizione. 
Scoprirai che le evocazioni 
possono tramutarsi facilmente 
in invocazioni. 

DALL'APEIRON ALL'APERITIVO 
“Non esiste il fatto in sé, 
ma anche le interpretazioni. 
A questo punto 
non è questione di tassonomia 
o di dove finisca la percezione 
e dove inizi il linguaggio. 
Il problema è che bisogna porre 
dei veti alle interpretazioni 
per non cadere in un relativismo, 
che sarebbe la maschera del nulla”. 
Così mi dicesti ed era sera. 
Fu allora che ti risposi: 
“Lasciamo la filosofia 
alla sua sorte e passiamo 
dall’apeiron all’aperitivo”. 
Il barista era un amico 
e ci fece anche lo sconto. 

FRAMMENTI COSI' ETEROGENEI 
Questo sistema 
abbisogna dell’apoteosi, 
dell’eclatante, del superlativo: 
ogni settimana è necessario 
un nuovo divo. Talk show, 
reality show, calciatori, 
ballerine, telenovelas, 
morti bianche, infanticidi, 
delitti familiari , guerre 
in paesi dimenticati, 
club privè e annunci porno….. 
a volte mi stupivo 
che il mondo fosse fatto 
di frammenti così eterogenei... 
…bruciai il nostro epistolario 
per abbandonarmi definitivamente 
all’incompiuto. L’isolamento autoinflitto 
moltiplicato per l’inquietudine 
dà come risultato l’irrealtà. 
Nei tuoi occhi balze e calanchi, 
nei tuoi occhi rami e viticci, 
nei tuoi occhi zolle e radicchio, 
nei tuoi occhi boccioli, bacche e larve.

 

QUESTA NOTTE

Questa notte impasta

oscurità e ignoto.

È eterna preghiera inevasa.

 

SOLITUDINE

Quei colli e quelle vigne

chiedono sempre ombra e luce

al cielo spalancato dall'Estate.

Come il corpo di un uomo 

chiede il corpo di una donna

alla notte spalancata dalla solitudine.

 

SORRISO

La luce e l'ombra tremavano

sulla superficie del tuo viso

e lo schiudersi delle tue labbra

approdava a un sorriso.

Luce e ombra tremavano

sui tratti del tuo viso

e venivano insidiati da un tuo sorriso.

 

NODO

Nessun nodo scorsoio

impiccherà sguardi e parole,

perché i nostri sguardi

e le nostre parole

sono state erba,

vento e sole

 

LA MIA TERRA

la mia terra è colline e pianure

nel mite inverno trafitte 

da raffiche di tramontana.

 

 

LEVARE

Si tratta di togliere e non di aggiungere.

Si tratta di levare e non di battere.

Come gli scultori.

Noi stessi siamo come pietra lavorata.

 

NON SONO

Io non sono un poeta.

Io sono lo sproloquio illogico.

Io sono il verso di un folle. 

Quel folle è il poeta che non sono. 

Amen.

 

MA NON....

Puoi vivere e avere nelle tasche 

solo un biglietto scaduto e pochi spiccioli.

Ma non puoi vivere all'ombra di una frase

o di un saluto.

 

NULLA PIÙ

Le navi toccano l'orizzonte.

Guardi dove il mare

sembra elevarsi al cielo

e il cielo sembra immergersi nel mare.

L'esistenza per un istante sembra un gioco

da innamorati, di mani che si intrecciano

con altre mani. Solo un istante. Nulla più.

 

ATOMI

Questa aria e questa terra

contengono atomi di morti.

Cosa unisce ora questi atomi nostri

e cosa li disperderà dopo la nostra morte

nell'aria e nella terra?

 

1900

Ho visto i tuoi occhi 

guardare il secolo scorso.

Li ho visti assorbire tutto il bene

e tutto il male: scoperte della scienza,

diritti acquisiti, innumerevoli errori ed orrori.

 

LA PORTA

Ci sono donne, le cui mani

sanno parlare alle rose e ai gatti.

Ci sono donne, che danzano con la notte.

Ci sono uomini, che sanno parlare alle gambe di quelle donne.

La porta dell'umanità continua a aprirsi e a chiudersi.

Nonostante tutto.

 

ALTRE LABBRA

Quei muri conoscevano le nostre scritte,

i nostri rossori, le nostre labbra.

Adesso che sei donna hai dimenticato 

quei muri e quei luoghi per altre labbra.

 

UN TEMPO

Lascia che questa città sia benedetta ancora

dalle sere d'Estate. Lascia che queste strade

siano benedette ancora da un cielo terso.

Lascia che questa città ci maledìca per sempre.

Un tempo anche noi siamo stati benedetti

dalle sere d'Estate e da un cielo terso.

 

 

 

 

 

 


« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 4 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »

I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Davide Morelli, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.

 

Di seguito trovi le ultime pubblicazioni dell'autore in questa sezione (max 10)
[se vuoi leggere di più vai alla pagina personale dell'autore »]

Davide Morelli, nella sezione Poesia, ha pubblicato anche:

:: Frammenti eterogenei: (Pubblicato il 08/10/2016 15:03:40 - visite: 766) »

:: Quando (Pubblicato il 18/12/2014 22:52:45 - visite: 855) »

:: Impressioni(2008) (Pubblicato il 25/07/2014 16:25:03 - visite: 923) »

:: Pubblico ludibrio(2006) (Pubblicato il 15/07/2014 17:46:37 - visite: 1242) »

:: 70 quartine(2013/2014): (Pubblicato il 12/07/2014 22:09:58 - visite: 535) »

:: Versi giovanili(2000) (Pubblicato il 10/07/2014 07:19:01 - visite: 1024) »

:: Versi giovanili(1994/1997) (Pubblicato il 10/07/2014 02:16:26 - visite: 1184) »