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Ho sognato Hashem Shabani

di Amina Narimi
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Pubblicato il 28/06/2015 22:52:27

Ognuno è vicino alla sua  polvere

di ricchezze private, di carezze

intimamente clamorose-

l’ossigeno, e  due pietre

nude, sotto il sole

più lungo della notte

ho sognato Ashem Shabani

 

Altro non è  lo sguardo azzurro

la mia visione umile   improvvisa,

tra una luce sfiorata e la penombra,

un destino impronunciabile che chiama

la vita nuda  gioia di una voce

benedetta dall'esistenza e dal suo peso

 

come nulla è vero ammutolisco

e sciolgo le domande nella cera

con le mani più infantili che conosco;

mi  ripeti “ovunque sei

                             esisti se sorridi

tra le infinite madri della luce

con la lingua della lupa che altri lupi

hanno già percorso, con i lasciti

e le urine. Da qui ricominciamo

bagnando i nostri sessi nell’ascolto."

 

Il succo delle arance dentro agli occhi

spingendo sulle palpebre le mani-

alzava al mio risveglio quella voce

mutando le parole con la pelle-

e un fascio di capelli nello sguardo

 

per svelare ciò che in ultimo ci copre

dove l'aquila si ciba del leone,

nel luogo più profondo, il più elevato,

che sbuca  nei polmoni come in piena,

con l’odore, poi, nel suo silenzio.

 

Senza chiedere o rispondere di quando

il nostro petto stava unito a meraviglia

come se fosse già detto o l’indicibile

mostrasse in una luce comprensibile

la grazia del contatto. Sei tu stesso,

 

se  un alito distacca la radice

di tutto ciò che sulla  terra cresce,

lo scavo nella carne e quel  riparo

dove posso saltare nella luce

che si apre per l’ebbrezza, e la violenza,

tra il nome che rimane e chi va via

nel  buio che precede l’innocenza,

è  il miele alla Signora dell’agave

dove l'acqua nel bianco si ritira,

nel bianco delle rose di un'altura,

nel nostro impossibile morire.


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